Sull’Operazione Strade Sicure serve fare una riflessione molto importante.
Partiamo dalle dichiarazioni di Nicola Molteni, sottosegretario al Ministero dell’Interno, che annunciando il raddoppio dei Cpr in Italia (Centri di permanenza per i rimpatri) ha spiegato che ciò richiederà il rafforzamento delle Forze dell’Ordine che vigilano sulle strutture e che per questo motivo servirà anche riportare a 7 mila unità i militari impegnati nelle città per l’Operazione Strade Sicure.
Ancora una volta, quindi, di fronte all’emergenza si ricorre al supporto dell’Esercito Italiano, al quale si chiede impegno senza però riconoscere in cambio neppure il diritto a lavorare in condizioni di lavoro perlomeno accettabili.
Operazione Strade Sicure, dopo il caldo la pioggia
Per un’estate intera noi di ASPMI abbiamo chiesto alle istituzioni, dallo Stato Maggiore dell’Esercito al Ministro della Difesa Guido Crosetto, di rivedere le regole riguardo alla divisa da indossare in estate, per nulla adatta alla stagione. Mentre telegiornali e stampa parlavano di caldo record, infatti, il personale è stato costretto a lavorare sotto il sole cocente con giacche e pantaloni pesanti, a differenza delle Forze di Polizia che invece possono indossare una fresca polo a mezze maniche.
Gli appelli di ASPMI non sono caduti nel vuoto anzi: nelle sedi incaricate si sta discutendo di quelle che potrebbero essere le soluzioni alle problematiche da noi lamentate. Tuttavia, questi discorsi stanno procedendo troppo lentamente e il personale non può più aspettare. Infatti, adesso che le temperature fortunatamente stanno scendendo, per il personale si sta verificando un altro problema: con l’arrivo dell’autunno, infatti, c’è la pioggia da contrastare e molti mezzi non sono adeguatamente funzionali per farlo. Proprio in queste ore, infatti, abbiamo ricevuto delle immagini che ci descrivono una situazione ai limiti del paranormale: pioggia che entra all’interno dei mezzi, visto che la cappotta non è sufficientemente impermeabile da impedire il passaggio dell’acqua.
Il successo dell’Operazione Strade Sicure è merito dei soli militari italiani
Ci troviamo oggi, quindi, nella situazione in cui divise e mezzi non sono adeguati al lavoro che viene richiesto all’Esercito Italiano. Il personale non è messo nella condizione di poter svolgere le proprie mansioni nella maniera opportuna, ma nonostante ciò i risultati raggiunti dall’Operazione Strade Sicure continuano a essere eccellenti come confermano i dati: il merito, ovviamente, è di chi nonostante le difficoltà continua a indossare la divisa con rispetto e onore, non facendo mancare impegno e dedizione alla causa.
Operazione Strade Sicure, è arrivato il momento di “ricaricare il credito”
Ma per quanto tempo ancora il Governo vuole approfittarsi di questa incondizionata dedizione? L’Operazione Strade Sicure sembra essere una sorta di “bancomat di Stato”: quel che però bisogna ricordare è che niente può essere a costo zero e che prima o poi il credito va ricaricato. Con ciò facciamo presente a tutte le istituzioni di competenza, e lo stiamo facendo anche personalmente ai diretti interessati, che è arrivato il momento di stanziare le risorse adeguate per permettere che lo svolgimento della missione avvenga senza mettere a rischio la salute del personale e riconoscendo la giusta valorizzazione economica per il lavoro svolto.
Ci preme ricordare, infatti, che oggi l’Esercito Italiano è la più povera delle Forze Armate e di Polizia, come pure che la cosiddetta indennità omnicomprensiva è ferma dalla nascita dell’Operazione (nel 2008). Così come dallo stesso anno non sono aumentate le risorse stanziate per l’Operazione Strade Sicure, mentre nel frattempo l’impegno richiesto è stato crescente tant’è che l’obiettivo è di riportare la forza impiegata a 7 mila unità.