Nella giornata di mercoledì 27 settembre il Governo ha approvato il Decreto immigrazione che tra le tante disposizioni prevede anche un incremento di 400 unità per il personale dell’Esercito Italiano impiegato nell’Operazione Strade Sicure.
Tralasciando che oggi l’Italia rappresenta l’unica democrazia al mondo che utilizza la Forza Armate contro i microcrimini, quel che risalta da una lettura attenta del provvedimento è il mancato stanziamento di risorse per il comparto, a differenza di quanto invece avviene per le Forze di Polizia.
Tutto ciò ci lascia sgomenti, specialmente alla luce delle condizioni in cui lavorano i militari dell’Esercito Italiano impiegati nell’Operazione Strade Sicure, nei confronti dei quali lo Stato non perde occasione per congratularsi per l’importante lavoro svolto salvo poi tirarsi indietro quando ci sono da prendere decisioni concrete per garantire il loro benessere.
Incremento di 400 unità per l’Operazione Strade Sicure, a cosa servono le risorse stanziate
Nell’articolo 10 del Decreto immigrazione si legge che “al fine di rafforzare i dispositivi di controllo e sicurezza dei luoghi ove insistono le principali infrastrutture ferroviarie del Paese” il contingente di personale delle Forze Armate impiegato nell’Operazione Strade Sicure viene incrementato di 400 unità.
Per una tale operazione vengono stanziati 2.819.426 euro, di cui 2.576.071 euro per l’anno 2023 e 243.355 euro per l’anno 2024. Soldi che dati alla mano serviranno semplicemente a riconoscere l’indennità omnicomprensiva ai 400 militari impiegati in più, emolumento che tra l’altro non è stato mai aggiornato da quando l’Operazione è partita nel 2008. Così come, anche alla luce del mancato stanziamento di risorse nel provvedimento in oggetto, dallo stesso anno non vengono aumentate le risorse necessarie al buon funzionamento dell’Operazione il cui successo è merito esclusivamente dell’impegno e della dedizione del personale incaricato.
Che fine fanno le risorse non utilizzate per le assunzioni nell’Esercito Italiano?
Il successivo articolo 11 del Decreto immigrazione, invece, istituisce un fondo che servirà a finanziare le ore di straordinario svolte dal personale delle Forze di Polizia alla luce dei “maggiori impegni connessi all’eccezionale afflusso migratorio”. Il tutto “al fine di garantire le esigenze di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica”.
Nel fondo confluiranno gli eventuali risparmi di spesa che, a qualsiasi titolo, derivano dalle mancate o ritardate assunzioni di personale autorizzate per l’anno 2023; a tal proposito è lecito chiedersi che fine hanno fatto le risorse risparmiate per le assunzioni nell’Esercito Italiano non effettuate ma previste dal riordino, nonché qual è la ragione per cui allo stesso tempo non ci si interessa di tutelare il nostro personale al quale allo stesso modo viene richiesto un “maggiore impegno”.
Ammodernamento solo per le Forze di Polizia, siamo sgomenti
Arriviamo poi al successivo articolo 12, nel quale leggiamo di un’ulteriore beffa per questa Forza Armata. Qui, infatti, “al fine di corrispondere alle contingenti e straordinarie esigenze connesse all’espletamento dei compiti istituzionali della Polizia di Stato, anche alla luce dei maggiori impegni connessi all’eccezionale afflusso migratorio, di quelli del Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile” vengono stanziati 5 milioni di euro per l’anno 2023 e 20 milioni di euro per ciascun anno dal 2024 al 2030 da destinare a:
- l’acquisto e il potenziamento dell’armamento speciale per il contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo internazionale;
- finanziamento di interventi diversi per il settore motorizzazione, armamento, di acquisto e di manutenzione straordinaria e adattamento di strutture.
Sicuramente si tratta di uno stanziamento necessario, ma siamo sgomenti nell’apprendere l’esclusione dell’Esercito Italiano nonostante nello stesso provvedimento venga richiesto un maggior impegno per la tutela delle stazioni. Non ci si è tirati indietro quando, giustamente, c’è stato da riconoscere a Forze di Polizia e Vigili del Fuoco maggiori risorse “alla luce dei maggiori impegni”, salvo nascondersi quando c’era da fare lo stesso per l’Esercito Italiano.
E non perché non ne abbiamo bisogno, anzi. Ricordiamo, infatti, che siamo la Forza Armata più povera, il che impedisce di risolvere alcuni dei tanti problemi che ogni giorno il personale impiegato nell’Operazione Strade Sicure si trova ad affrontare:
- divise non adeguate alla stagione estiva;
- mezzi con diversi problemi, dalla perdita dell’olio all’acqua della pioggia che trapassa dalla cappotta;
- strutture fatiscenti per l’alloggio del personale;
- equipaggiamento non adeguato alle nuove esigenze.
Sembra quindi che questo Governo non si sia nascosto nel ritenere l’Esercito Italiano come la Forza Armata da utilizzare per fare “sicurezza a costo zero”.
Serve fare in fretta
Come ASPMI non possiamo accettare una simile situazione e per questo pretendiamo che il Governo – che tanto si vanta per aver puntato sull’Operazione Strade Sicure per la difesa delle stazioni – agisca al più presto per riconoscere al personale la tutela che ha dimostrato di meritare.
Bisogna capire che non si può garantire sicurezza a costo zero puntando sulla dedizione di chi indossa la nostra divisa, e che quando si chiede di più bisogna anche dare di più. A tal proposito, ricordiamo che l’iter legislativo del Decreto immigrazione è ancora lungo, in quanto richiederà l’approvazione da parte del Parlamento, e per questo c’è ancora tempo per prendere le dovute contromisure.
Ci aspettiamo quindi lo stesso trattamento di favore riconosciuto alle Forze di Polizia e Vigili del Fuoco: d’altronde, le risorse per le assunzioni non effettuate le abbiamo anche noi, così come tanti problemi da affrontare che richiedono un fondo sostanzioso dal quale attingere.