In un periodo storico caratterizzato da un’inflazione senza precedenti, il personale delle Forze Armate continua a essere tagliato fuori da tutte, o quasi, le misure pensate dal Governo Meloni per il sostegno dei redditi.
Ogni giorno ormai sulla stampa nazionale non mancano notizie sulle possibili novità per le buste paga: peccato però che quelle buone – vedi ad esempio lo sgravio contributivo – non riguardino mai il personale militare, a differenza invece di quelle negative.
Niente detassazione sugli aumenti del rinnovo di contratto
Come apprendiamo dalla stampa nazionale, ad esempio, nelle ultime ore è arrivata la bocciatura della Ragioneria di Stato rispetto alla richiesta avanzata dalla Ministra del Lavoro, Marina Calderone, in merito alla possibilità di detassare gli aumenti riconosciuti dal rinnovo dei contratti di primo livello.
La proposta della Ministra prevedeva un’aliquota del 10% sulla parte di incremento riconosciuta in sede contrattuale, in modo da poter utilizzare le poche risorse a disposizione per riconoscere un aumento netto adeguato al costo della vita. Una proposta che anche noi di ASPMI sosteniamo da tempo, tanto che non rinunceremo alla possibilità che una detassazione degli aumenti possa essere introdotta in sede di rinnovo di contratto.
Rinnovo che tuttavia sembra dover slittare ancora, poiché servirà anche la Legge di Bilancio 2025 per arrivare al tesoretto di 8-12 miliardi di euro necessario per arrivare a un nuovo accordo.
Aumento dell’addizionale Irpef nella Regione Lazio
Come se non bastasse, nelle ultime ore è emersa la possibilità che la Regione Lazio non rinnovi il fondo taglia tasse introdotto nel biennio 2022-2023 incrementando così l’addizionale regionale Irpef a partire dal prossimo anno. Il tutto a fronte di un esborso annuo che per un reddito di 40 mila euro rischia di essere di 400 euro in più rispetto a quello attuale.
Una situazione di cui l’Esecutivo dovrà prendere atto in modo da attuare le dovute contromisure. Ricordiamo infatti che la Regione Lazio è tra quelle in cui c’è la maggior presenza di militari italiani, trasferiti lì per lavoro e non per scelta personale: a loro deve andare il sostegno del Governo e laddove non fosse possibile mediare una soluzione con la Regione Lazio ci aspettiamo un intervento a livello centrale, stanziando le risorse per una misura che possa essere sufficiente per adeguare al costo della vita le retribuzioni percepite dal personale militare.
Il Governo Meloni ha presente il periodo storico che stiamo vivendo?
Sembra quasi esserci la convinzione che chi è nella fascia compresa tra i 35 mila e i 45 mila euro di reddito sia sufficientemente ricco da poter far fronte al caro prezzi che per il triennio contrattuale (2022-2024) dovrebbe segnare un +16% (come certificato dall’Istat).
Tant’è che lo sgravio fiscale viene limitato a chi guadagna 35 mila euro l’anno, escludendo così gran parte del personale militare che di certo non è esente da una svalutazione dello stipendio che solo nel primo trimestre del 2023 è stata del 7% (rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).
Ci chiediamo quindi se il Governo Meloni abbia ben chiaro che nel periodo storico in cui stiamo vivendo non si può considerare non meritevole di sostegno un militare che guadagna poco più di 35 mila euro, cifra che molte volte rappresenta l’unica entrata familiare.
Come più volte ribadito da questa Associazione, quindi, ci aspettiamo misure concrete volte a riconoscere un sostegno per il personale di questa Forza Armata: noi di ASPMI saremo vigili a riguardo e ci riserviamo di attuare ogni azione consentita per assicurarci che l’avvio delle azioni sindacali possa assicurare la giusta valorizzazione economica che aspettiamo da tempo.