Nell’ultimo periodo la trattazione sul rinnovo di contratto della Pubblica Amministrazione è notevolmente cambiata. Solo qualche mese fa il Ministro della Funzione pubblica, Paolo Zangrillo, si diceva alquanto pessimista sulla possibilità di poter riconoscere un aumento di stipendio adeguato al costo della vita al personale della PA.
Dichiarazioni a cui seguirono le proteste accese dei sindacati, ASPMI compresa, con le quali è stato fatto presente al Governo Meloni che non sarebbero state accettate proposte di rinnovo al ribasso.
Una presa di posizione che ha dato i suoi frutti, in quanto con la Legge di Bilancio 2024 sono state stanziate adeguate risorse per permettere l’avvio della fase di contrattazione già nel 2024, con buone possibilità di arrivare a un accordo per un aumento di stipendio che tenga conto di come (e di quanto) è cambiato il costo della vita nell’ultimo periodo.
Rinnovo del contratto, dal Governo non sono ammessi ripensamenti
Tuttavia, per quanto non possiamo che essere soddisfatti per le risorse stanziate, nonché per le dichiarazioni con cui il Presidente del Consiglio assicura che la metà delle risorse stanziate per il 2024 è riservata ai Comparti Difesa e Sicurezza, come ASPMI manterremo alta l’attenzione così da assicurarci che il Governo non si rimangi le promesse fatte una volta che come Associazioni professionali a carattere sindacale tra militari ci siederemo al tavolo delle trattative.
Giorgia Meloni ha parlato di 1,5 miliardi di euro destinati ai Comparti Difesa e Sicurezza: bene, si tratta di molto più di quanto a disposizione per l’ultimo rinnovo (poco più di 1 miliardo di euro). Come ASPMI ci teniamo però a fare una precisazione: queste risorse devono rappresentare il fondo da cui attingere per l’aumento a decorrere dal 2025, una volta che il nuovo contratto sarà a regime quindi, senza scomputarne gli aumenti da riconoscere per gli anni 2022, 2023 e 2024 (al netto di quanto già erogato con l’una tantum dell’1,5% e con l’incremento dell’indennità di vacanza contrattuale).
Aumento del 6%, bene: mettiamolo per iscritto
D’altronde lo stesso Ministro Zangrillo, in un’intervista pubblicata al Corriere della Sera in questi giorni, ha spiegato che con le risorse complessivamente a disposizione si potrà riconoscere un “aumento a decorrere dal 2025” pari al 6% della retribuzione tabellare, a fronte di un incremento medio e lordo che oscilla tra i 180 e i 190 euro.
Anche nel Governo sembrano quindi concordare sulla nostra presa di posizione: non dovrebbero quindi esserci ragioni per aspettarci sorprese in fase di contrattazione, ma la prudenza in questi casi non è mai troppa. Non bisogna correre il rischio di farsi trovare impreparati: stiamo annotando tutto, così laddove ce ne dovesse essere bisogno ricorderemo al Governo quali sono le promesse che sono state fatte in queste settimane.
La questione degli straordinari
Così come gli ricorderemo della promessa che durante la scorsa tornata contrattuale venne fatta dall’allora Ministro della PA, Renato Brunetta, il quale si è fatto garante dell’apertura di un tavolo per ridiscutere della questione degli straordinari.
È bene ricordare, specialmente al Presidente del Consiglio che sul tema sembra avere più a cuore le Forze di Polizia, che nell’Esercito Italiano esiste ancora il riconoscimento del lavoro passivo: ci riferiamo ovviamente al compenso forfettario di guardia, dove al personale in servizio di guardia il lavoro straordinario viene pagato circa 3 euro lordi, una cifra che possiamo definire inaccettabile in una Repubblica che – da Costituzione – dovrebbe essere fondata sul lavoro.
Ci si preoccupa dei compensi percepiti dalle Forze di Polizia, che hanno più ore remunerabili e con importi maggiori, e ci si dimentica delle Forze Armate? Non siamo disposti ad accettarlo.