Con la presentazione ufficiale della sigla ASPMI (Associazione Sindacale Professionisti Militari) alla presenza del Gen. C.A. Pietro Serino e della delegazione ASPMI, composta dal C.le Magg. Ca. Francesco Gentile e dal Col. Domenico Russo, si è dato il via a questa nuova avventura.
L’obiettivo fondamentale è perseguire gli interessi del Personale e attenzionare da vicino le vicende evolutive dell’Amministrazione, cercando una costante collaborazione con essa, al fine di dare corpo ed anima ad un Esercito di professionisti che, giorno dopo giorno, si prodigano per il bene del nostro Paese. Inoltre, ASPMI avrà l’onore di rappresentare gli interessi collettivi e l’onere di unire sotto un’unica bandiera tutte le esigenze del Comparto. Il consolidamento della struttura e della governance saranno celebrati democraticamente nella prima assemblea nazionale.
Il percorso che ha condotto a questo momento così importante è stato lungo. Si è partiti nell’estate di due anni fa con alcuni Opuscoli dove si erano buttate giù un po’ di idee, si era filosofeggiato pur mantenendo ben saldi i princìpi e gli ideali che caratterizzano oggi ASPMI, che è la versione adulta e consapevole di DemofiloMil, dentro cui si intravedevano già i prodromi di quello che sarebbe stato.
Ci troviamo dinnanzi ad un momento storico, perché la presenza di una sigla sindacale targata Esercito è il massimo riconoscimento di quella specificità che connota la Forza Armata e mai come in questo momento la scelta su chi affidarsi diventa cruciale. Il Personale militare deve riconoscersi fin da subito in un Sindacato serio e composito, efficiente ed equilibrato, rifuggendo da quelle associazioni sindacali volte più all’apparenza che alla sostanza, intuendo prontamente che slogan e proclami senza fondamenta sono soltanto specchietti per le allodole.
Serve concentrarsi sulla Rappresentatività e non sulla Rappresentanza, diventando parte integrante di quelle realtà sindacali maggiormente rappresentative, formando, così, una schiera sempre più nutrita di interlocutori stabili e lungimiranti per predisporre riforme e cambiamenti.
ASPMI ha scelto la strada del consenso partecipato, pertanto ritiene che, allo stato dell’arte, per essere punto di riferimento non sia necessario il pagamento di una quota associativa. Pratica che verrà attuata nel momento in cui una Legge fisserà le prerogative delle Associazioni a carattere sindacale e i limiti delle quote relativi alle tessere sindacali.
Attualmente c’è più che mai bisogno di competenze, poiché anche le cause più nobili, se mancano di argomentazione e preparazione di fondo, finiscono con naufragare. Solo un Sindacato coscienzioso e determinato potrà risultare credibile.
Se la scelta di un’associazione è essenziale per rappresentare al meglio il Comparto, sarà altrettanto importante adeguare la struttura sindacale alle necessità del Personale. L’applicazione in toto del modello sindacale del mondo civile a quello militare, come è stato anticipato, può funzionare come non può funzionare. Un’organizzazione sindacale militare è specifica. Specifica come lo è il mondo militare, in quanto vive e si plasma sulle necessità del Personale, in continua evoluzione, ampio e variegato. Alla luce di queste differenziazioni, la struttura sindacale dovrà necessariamente tener conto delle diverse peculiarità e quindi delle differenti specificità all’interno dell’unico grande contenitore che è la Forza Armata.
A differenza di qualsivoglia struttura piramidale, la base di quella sindacale militare non è l’ultimo anello della catena (dove in genere viene collocato chi conta poco o nulla) ma, in questo caso, incarna le fondamenta per consentire all’intera organizzazione di stare in piedi, la quale sarà articolata e capillare su tutto il territorio e per ogni specifico Ente. Ci saranno sindacalisti “distaccati” e “in loco” che continueranno ad operare nel loro Ente di appartenenza.
Rappresentare le problematiche e instaurare una sinergia tra Rappresentanza e Amministrazione è sinonimo di Democrazia e tutela del personale e se i tesserati daranno fiducia ai loro rappresentanti, questi sapranno interpretare e far valere le loro esigenze, così da riuscire nell’impresa: rendere felice e appagato l’intero Personale militare.