ASPMI in questi mesi ha vigilato attentamente sull’applicazione della riforma fiscale, in particolare per quanto riguarda l’adeguamento delle nuove aliquote Irpef.
Come vi avevamo anticipato, quest’anno sono stati accorpati il primo e il secondo scaglione di reddito, estendendo l’aliquota del 23% (anziché del 25%) alla fascia di reddito tra 15.000 e 28.000 euro. Un’operazione da cui ne scaturisce un ricalcolo dello stipendio netto a parità di lordo che si traduce in un risparmio utile per molti militari, fino a un massimo di 260 euro l’anno per chi supera la soglia dei 28.000 euro annui (ma resta dentro i 50 mila).
Nuova Irpef a febbraio in busta paga
Per questa ragione abbiamo spinto affinché il ricalcolo avvenisse il prima possibile e possiamo confermare che avverrà a febbraio 2024 e non più a marzo come era da programma. Per la restituzione dell’eccedenza pagata a gennaio, quando appunto non era ancora stata applicata la riforma Irpef, bisognerà invece attendere il conguaglio fiscale per il 2025.
Riforma fiscale, bene ma non è abbastanza
Si conferma così uno degli aspetti che avevamo più sottolineato e su cui ci siamo a lungo impegnati, ovvero la previsione di un regime fiscale più favorevole che comprendesse anche i militari.
Come più volte avevamo fatto presente, infatti, l’Esercito Italiano supera facilmente le soglie di reddito per ottenere le agevolazioni che fino a oggi erano state riconosciute (come ad esempio lo sgravio contributivo) nonostante il personale – con le rispettive famiglie – sia stato duramente colpito dalla perdita del potere d’acquisto dovuta all’inflazione. Gli interventi volti alla riduzione del cuneo fiscale effettuati dal Governo prima della Legge di Bilancio 2024 erano concentrati sulle fasce di reddito più basse, escludendo così quasi in automatico il personale dell’Esercito Italiano e in generale delle Forze Armate.
Nonostante ciò, non possiamo ancora ritenerci soddisfatti. Il risparmio assicurato dalla riforma fiscale è davvero minimo, entro un massimo di 260 euro l’anno, e continueremo dunque a mobilitarci affinché sia riconosciuto un trattamento più equo e dignitoso all’Esercito Italiano.
Per il momento, però, prendiamo atto di questa piccola vittoria che, seppur minima, ha vantaggi per una fascia più estesa di personale.