Congedo parentale al 60%, i militari arrivano dopo i poliziotti. ASPMI chiede rispetto e una soluzione al più presto

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Alla luce della recente circolare del Ministero dell’Interno, che ha riconosciuto alle Forze di Polizia il diritto al congedo parentale retribuito al 60% riconosciuto dall’ultima legge di Bilancio, ma solo per il periodo non coperto dalle tutele genitoriali già esistenti (tra quelle più favorevoli), ci troviamo nuovamente a chiederci: perché questo importante diritto, che tutela la genitorialità, viene riconosciuto prontamente per le Forze di Polizia, mentre per le Forze Armate, e in particolare per l’Esercito, siamo ancora impantanati in complesse (e inutili) interpretazioni normative?

Come ASPMI, riteniamo inaccettabile che i nostri militari debbano ancora affrontare incertezze e ritardi su una questione che riguarda la protezione e il sostegno alle loro famiglie. L’Esercito italiano, al pari delle altre Forze dell’ordine, merita chiarezza e rispetto. 

Il congedo parentale al 60%

La recente modifica alla normativa sul congedo parentale, introdotta dalla Legge di Bilancio 2023, ha ampliato le tutele per i lavoratori genitori, portando la retribuzione percepita nei periodi di congedo parentale al 60% per un mese (che sale all’80% per il solo 2024). Ciò vale esclusivamente per gli eventi il cui ritorno dalla maternità (o paternità) c’è stato entro il 31 dicembre 2023 e si aggiunge al mese retribuito all’80% che già era stato previsto dalla manovra dell’anno precedente. Va goduto però entro i primi 6 anni di vita del figlio.

Tuttavia, mentre per le Forze di Polizia il chiarimento sulla possibilità che questo nuovo congedo possa essere applicato anche nei loro confronti è stato piuttosto rapido, per le Forze Armate permane una situazione ambigua, che sembra sminuire il valore e l’importanza del servizio prestato dai nostri uomini e donne in uniforme.

ASPMI scrive a SMD e SME

Per questo motivo abbiamo scritto allo Stato Maggiore della Difesa e allo Stato Maggiore dell’Esercito per chiedere una pronta soluzione. La normativa, infatti, non dovrebbe escludere i militari, bensì integrarsi con le tutele già esistenti, consentendo ai genitori in uniforme di usufruire perlomeno di ulteriori 15 giorni retribuiti al 60%, che diventano l’80% nel 2024. Questo diritto va sommato ai 45 giorni di licenza straordinaria già previsti dal D.P.R. del 2018, garantendo così una maggiore equità tra tutti i lavoratori genitori del comparto pubblico e privato.

Non possiamo accettare che ulteriori ritardi penalizzino le famiglie dei nostri militari, soprattutto in un periodo economico complicato. 

Per questo motivo, auspichiamo l’intervento tempestivo della Direzione Generale per il Personale Militare, affinché emetta una circolare chiara e definitiva che ponga fine a questa ingiustizia. Le famiglie dei nostri militari meritano rispetto e tutele concrete, non promesse vuote.