È ripartito il tavolo della contrattazione, con l’incontro che si è tenuto il 30 settembre scorso che è servito per fare il punto della situazione con ASPMI che ha posto nuovamente l’attenzione su quelli che devono essere gli obiettivi da raggiungere con la contrattazione.
Gli obiettivi di ASPMI
Il focus resta sempre il riconoscimento di quelle tutele fondamentali per il benessere del personale e delle loro famiglie. Come ASPMI, per voce del segretario generale Francesco Gentile, ha avuto modo di ribadire, la nostra firma sul contratto dipenderà da quelle che saranno le decisioni che Governo e Amministrazione prenderanno in merito ad alcune delle pregiudiziali poste dalla nostra Associazione.
Fermo restando che la trattativa non potrà accelerare fino a quando non ci sarà l’incontro con il Presidente Meloni che noi della Rete sindacale militare abbiamo richiesto con forza. La Premier dovrà infatti rispondere su cosa intende fare della specificità dal momento che le cifre emerse in queste ore rappresentano il punto più basso mai raggiunto. Oggi l’Esercito vale 3 euro in più a partire dal 2026: cifre irrisorie che di fatto ci impediscono di raggiungere un accordo per il rinnovo.
Così come ASPMI non firmerà il contratto fino a quando non ci sarà l’abrogazione del compenso forfettario di guardia, il quale dovrà essere sostituito da uno strumento che valorizza maggiormente questo tipo di attività. Altra pregiudiziale è il riconoscimento di 100 euro netti in più al mese per il Graduato, a salire in relazione al grado.
Allo stesso tempo ci aspettiamo modifiche stipendiali volte a valorizzare le qualifiche apicali e il ruolo direttivo dei Marescialli, come pure modifiche alle indennità operative per il personale che transita nel ruolo dei Sergenti; alle condizioni attuali, infatti, il passaggio al grado superiore comporta paradossalmente una riduzione dello stipendio.
Più nel complesso ASPMI ha ribadito che per quanto riguarda gli straordinari servirà aprire un tavolo dedicato, così da discutere in maniera approfondita su come intervenire assicurando il miglior trattamento possibile per il personale, anche agendo sulla componente fiscale, attraverso la detassazione dei compensi accessori, laddove fosse necessario.
Le novità in materia normativa
E ancora, abbiamo ribadito che dal contratto ci aspettiamo anche importanti novità in materia normativa, ad esempio sulla settimana corta dove nei mesi scorsi ASPMI è stata l’unica Associazione ad andare contro corrente fissando l’attenzione sulle norme attualmente in vigore, senza la necessità di prevederne una ex novo. Come altre Associazioni hanno riconosciuto, seppur implicitamente, in questi giorni, è la direttiva sull’orario di lavoro che già riconosce al personale la possibilità di lavorare 4 giorni su 5 senza tra l’altro lo svantaggio di perdere soldi in busta paga. Adesso dobbiamo assicurarci che questo strumento venga effettivamente utilizzato, sensibilizzando i Comandi e attuando quei correttivi normativi necessari per farlo.
Sempre in materia normativa ci aspettiamo il via libera alla possibilità di svolgere alcune attività in telelavoro, oltre poi a chiarire definitivamente la questione dell’esonero dai turni notturni per il personale che assiste familiari con disabilità riconosciuti ai sensi della Legge n. 104 del 1992, indipendentemente dalla gravità della stessa.
Il tutto senza trascurare la previdenza dedicata: quella complementare, come dimostra la bocciatura all’emendamento arrivata qualche giorno fa, non è la strada giusta da perseguire per assicurare al personale militare un trattamento economico adeguato una volta che verranno collocati in quiescenza.
Tutti aspetti importantissimi, per i quali la presenza al tavolo è fondamentale per poterne discutere sia adesso che in futuro, quando ci sarà da definire i dettagli di ogni singola proposta.
Distacchi e permessi
L’incontro di ieri è stato inoltre il primo in cui finalmente ci sono regole definite in materia di distacchi e permessi. Nei giorni scorsi, infatti, il Consiglio dei Ministri ha approvato il provvedimento tanto richiesto dalle Associazioni professionali a carattere sindacale tra militari in quanto riconosce quegli strumenti necessari per svolgere attività sindacale.
Un provvedimento che ha il vantaggio di non gravare sulla contrattazione, non togliendo quindi soldi al personale. Anche perché, come ASPMI ha più volte sostenuto, non avremmo mai acconsentito a una tale possibilità. Non è però un provvedimento che consideriamo “finito”: abbiamo ribadito che ci aspettiamo un intervento in Parlamento, in fase di conversione del decreto, affinché vengano introdotte quelle modifiche alla Legge n. 46 del 2022 necessarie per dare piena agibilità alle sigle sindacali delle Forze Armate e di Polizia a ordinamento militare, così da avere lo stesso potere di partecipazione dei sindacati delle Forze di Polizia a ordinamento civile.
D’altronde, ci sono anche le risorse per attuare le modifiche da noi richieste dal momento che si possono utilizzare i risparmi di spesa dei distacchi e permessi attualmente in vigore, visto che ci sono state sigle che non li hanno utilizzati, di fatto non permettendo ai loro rappresentanti di svolgere attività sindacale.
Quello di distacchi e permessi è un tema da non sottovalutare, poiché non bisogna pensare, come qualcuno va raccontando, che si tratti di un aspetto che interessa solamente ai rappresentanti sindacati. Sono questi infatti gli strumenti che ci permettono di svolgere attività sindacale, rappresentando il personale che ha avuto fiducia in noi e che si aspetta giustamente importanti conquiste. Senza distacchi e permessi i sindacati non avrebbero senso di esistere.