Escalation in Medio Oriente, la prova palese che la specificità dell’Esercito va riconosciuta

Autore: Alejandra H. Covarrubias (Flickr.com)

Essere militare implica un impegno costante e un sacrificio che vanno oltre le normali aspettative lavorative. I nostri soldati, infatti, in certe circostanze si trovano a dover affrontare condizioni estremamente difficili, specialmente quando sono impegnati in missioni internazionali come quella attualmente in corso in Libano.

Escalation in Medio Oriente, le difficili condizioni del personale militare italiano

Dal 23 settembre, con l’intensificarsi dei bombardamenti, il personale italiano impiegato nella missione Unifil sta vivendo una realtà di profondo disagio. Da informazioni raccolte da noi di ASPMI ci risulta che questi passino la maggior parte del tempo nei bunker, dove è capitato di restare anche per più di una giornata intera (per quanto questi spazi, affollati e privi di adeguate misure di sicurezza e di aerazione non sono idonei a garantire un soggiorno prolungato). Inoltre, la mancanza di servizi igienici, sia all’interno che nelle vicinanze, aggrava ulteriormente la situazione.

Le infrastrutture di supporto, come mensa, palestra e infermeria, hanno subito ingenti danni a causa dei violenti scontri, rendendole inutilizzabili. In aggiunta, il personale deve fronteggiare seri problemi di approvvigionamento, con rifornimenti di cibo e acqua scarsi e le scorte di viveri in esaurimento, mentre il pane non viene consegnato da diverse settimane. Queste difficoltà alimentari, unite a un notevole stress psico-fisico dovuto ai continui allarmi, mettono a dura prova la resistenza dei nostri militari.

Cosa aspettiamo a riconoscere davvero la specificità?

In questo contesto, ASPMI guarda con preoccupazione a quanto sta accadendo e chiede al Presidente del Consiglio di riconoscere la specificità dell’Esercito Italiano, stanziando con la prossima manovra le risorse adeguate per garantire un giusto e adeguato riconoscimento economico che ci permetta di intervenire come vorremmo sul salario accessorio. Questo è un dovere nei confronti di tutti quei militari che ogni giorno mettono in gioco la loro vita per la difesa del Paese e per garantire la sicurezza nelle nostre città. È essenziale che le istituzioni prendano atto di queste difficoltà e offrano il supporto necessario, onorando così il sacrificio e l’impegno di chi serve la nazione.

Il Presidente Meloni, in questi giorni, sta attenzionando la situazione in Libano e confidiamo che stia facendo quanto in suo potere per garantire la sicurezza dei militari, pur consapevoli dei rischi insiti nel nostro lavoro. Tuttavia, è fondamentale che si passi dalle parole ai fatti.

Oltre ai proclami di solidarietà che ovviamente apprezziamo, è necessario che il governo dia prova concreta del suo riconoscimento nei confronti del nostro lavoro, iniziando dall’incontro con i sindacati militari come noi di ASPMI, insieme alla Rete sindacale militare, abbiamo chiesto. Un incontro che confidiamo risulti risolutore in vista della contrattazione, dove le risorse attualmente destinate alla specificità sono inadeguate.

Solo così si potrà dimostrare che le dichiarazioni di sostegno si traducono in azioni tangibili a favore dei nostri soldati.