Riarticolazione dell’orario di servizio o “Settimana corta” (per semplificare), non tutti i modelli sono uguali. La nostra proposta è l’unica realizzabile

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Interveniamo per fare chiarezza su quanto successo in queste ore rispetto alla circolare pubblicata dallo Stato Maggiore dell’Esercito che, di fatto, ribadisce quanto noi di ASPMI sosteniamo da tempo, ossia che la riarticolazione dell’orario di servizio, riconosciuta dalla Direttiva n. 8002 che regola straordinari e compensi legati all’orario di servizio, è l’unica forma di “settimana corta” (per una semplice e facile comprensione) possibile per la nostra Forza Armata.

Come ASPMI non potevamo che essere soddisfatti per il chiarimento pubblicato dallo SME perché di fatto dà ragione a questa nostra presa di posizione, che, come tra l’altro abbiamo scritto nelle ultime ore, non è assolutamente cambiata nel tempo.

Chi ha avuto modo di leggere il nostro articolo, senza il chiaro intento di strumentalizzarlo per fini personali, può confermare che non abbiamo mai detto che la riarticolazione dell’orario di servizio, intesa come la possibilità di lavorare 4 giorni a settimana (e da qui il riferimento, per una semplice e facile comprensione, alla “settimana corta”), fosse per tutti. Fin dalle prime righe abbiamo avuto modo di sottolineare come fosse competenza del Comandante la possibilità di riarticolare, provvisoriamente e in via eccezionale, l’orario delle attività giornaliere per l’intera unità o per una parte di essa in presenza di particolari condizioni operative, addestrative, logistiche, nonché ambientali, con la possibilità anche di ridurle a 4 giorni (o di aumentarle a 6 giorni), assicurando comunque la continuità del servizio e la funzionalità dell’Ente.

Della possibilità di riarticolazione dell’orario di servizio su 4 giorni a settimana (con carattere provvisorio e non continuativo, al presentarsi di particolari condizioni di servizio) ne parla la circolare dello Stato Maggiore dell’Esercito, lo stesso che, poche ore dopo che la notizia è diventata virale sul web, ha ritenuto necessario intervenire per chiarire alcuni aspetti che, seppure presenti nel nostro articolo, erano stati troppo enfatizzati ovvero snaturati in maniera fuorviante da alcuni organi di stampa, spesso poco informati sulle norme che regolano l’orario di servizio delle Forze Armate.

Ci dispiace quindi smentire chi in queste ore sta provando a portare acqua al proprio mulino parlando di “figuraccia”: da sempre sosteniamo che la “settimana corta” nell’Esercito Italiano è possibile solo in questo modo e proprio alla luce dell’ultima circolare pubblicata ci siamo messi al lavoro per definire delle regole chiare che possano rappresentare un punto di partenza di un dialogo con l’Amministrazione al fine di garantire uniformità di applicazione in Forza Armata.

Come abbiamo sempre sostenuto, riteniamo infatti che la possibilità per i Comandanti di poter riarticolare l’orario di servizio su 4 giorni sia adottabile temporaneamente in molti contesti, sebbene con carattere di eccezionalità.

Se chi leggendo “settimana corta” sperava in un diverso modello, ad esempio che non richieda l’autorizzazione del Comandante, si sbagliava. Anche perché ricordiamo che – come spiegato nel video sempre presente su Youtube – il modello di “settimana corta” che alcuni sindacati hanno portato al tavolo contrattuale andrebbe a penalizzare economicamente i militari e questo non possiamo accettarlo.

Dov’è quindi la figuraccia dell’essere soddisfatti di una circolare che chiarisce definitivamente quanto noi di ASPMI sosteniamo mentre altre Associazioni tentano di nascondere? A chi oggi ci attacca ricordiamo infatti che non solo è rimasta l’unica sigla al tavolo di contratto a sostenere una tale proposta, che oltre a essere penalizzante è persino contraria alle norme della contrattazione (visto che tra le materie di competenza figura l’orario giornaliero e non quello settimanale), ma che persino altre sigle sindacali che insieme a loro si sono battute per la definizione di un modello di “settimana corta” nel nuovo contratto hanno poi guardato con interesse alle opportunità offerte dalla suddetta Direttiva, parlando esse stesse di “settimana corta” e di “obiettivo raggiunto”. Perché in quel caso lo stesso attacco non c’è stato? Che forse abbia dato fastidio che il clamore delle ultime ore dia forza al nostro modello di possibile riarticolazione dell’orario di servizio su 4 giorni (per semplificare, ripeto, “settimana corta) – sul quale c’è ancora molto lavoro da fare e siamo pronti a portarlo avanti – rispetto al loro?

Se il nostro è fallimento, come chiameremo quello di quanti per mesi hanno vaneggiato su una proposta che non solo non ha possibilità di essere approvata ma è persino contraria alla legge? A dimostrazione di come le nostre posizioni non siano mai cambiate riportiamo l’estratto di un articolo pubblicato in estate:

“Chiariamo una volta per tutte che ASPMI non è contraria all’ipotesi di riconoscere al personale un giorno di riposo in più, semplicemente non concordiamo con le modalità proposte.
Intanto perché temiamo – e abbiamo i giusti elementi per farlo, come racconta il segretario Francesco Gentile nel video pubblicato sulla pagina Youtube di ASPMI (che vi consigliamo di seguire) – che procedendo in questa direzione ne risulti una riduzione dei compensi (come ad esempio il FESI, la licenza ordinaria, e tutte le indennità accessorie connesse con la presenza in servizio).
Dopodiché perché riteniamo che rappresenti uno spreco di tempo, e quindi di risorse (che ricordiamo non sono altro che i soldi di coloro che rappresentiamo), disquisire su un qualcosa che già è possibile.
A riconoscere una maggiore flessibilità è la Direttiva n. 8002 sull’istituto dello straordinario e compensi connessi all’orario di servizio che come chiarito da una recente circolare pubblicata dallo Stato Maggiore dell’Esercito già consente di lavorare un giorno in meno a settimana.
Nel documento viene sottolineato il ruolo cruciale del Comandante affinché questo possa prevedere per il reparto la miglior soluzione possibile per garantire la produttività ma al tempo stesso promuovere un ambiente di lavoro sano e sostenibile.
A tal proposito, come ASPMI abbiamo iniziato subito a muoverci per far sì che questa novità venga effettivamente applicata in maniera oggettiva, senza quindi che sia rimessa alla discrezionalità dei singoli Comandi. Stiamo facendo in modo che ci sia una procedura chiara per la concessione della settimana corta e contiamo di arrivare a un risultato il prima possibile”.

Scrivevamo questo a luglio, non è cambiato assolutamente nulla rispetto a quanto raccontato lunedì scorso, se non che lo Stato Maggiore dell’Esercito ha confermato la nostra interpretazione della norma parlando egli stesso della possibilità per i Comandanti di riarticolare l’orario di servizio, sempre e solo in funzione di esigenze di servizio, aventi carattere di straordinarietà, su 4 giorni (o 6 giorni) di lavoro a settimana (ovviamente con tutti i vincoli che ne conseguono). Come tra l’altro viene anche confermato nella nota stampa dello Stato Maggiore, che secondo alcuni dovrebbe rappresentare una smentita quando invece non è altro che l’ennesima conferma visto che non nega nulla, semmai precisa e chiarisce quanto già fatto da noi di ASPMI.

Chi spera che basti un articolo, pieno di accuse dirette, tra l’altro, cosa che noi di ASPMI non abbiamo mai fatto, per farci cambiare idea si sbaglia: chi sta andando contro un muro non siamo noi, speriamo che abbiano preso le dovute precauzioni perché quando si scontreranno non saremo così clementi.