È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 6 aprile la legge delega, che disegna i principi alla base del nuovo strumento a sostegno delle famiglie.
La legge delega approvata in Parlamento, ed in vigore dal 21 aprile 2021, definisce soltanto i criteri che dovranno guidare l’adozione dei decreti attuativi sull’assegno unico.
Saranno questi a stabilire quando e come accedere al nuovo strumento di sostegno.
Il Governo dovrà fare i conti con la necessità di reperire risorse utili a garantire non solo un importo pari a 250 euro per figlio, come promesso, ma ad evitare che il riordino delle misure a sostegno della genitorialità risulti poco conveniente e penalizzante.
Cosa cambia rispetto ad oggi, e quali sono importi e beneficiari?
Dal 7° mese di gravidanza e fino ai 21 anni di età dei figli, le famiglie avranno diritto ad un assegno economico d’importo calcolato in base al valore dell’ISEE.
Per quel che riguarda l’importo, la cifra esatta dell’assegno mensile non è ancora nota, ma si parla di somme da 80 a 250 euro mensili, da calcolare in base all’età del figlio e al valore dell’ISEE del nucleo familiare.
L’avvio dell’assegno unico 2021 porterà all’abolizione di alcuni dei bonus per le famiglie ad oggi vigenti: assegni familiari, ANF, bonus mamme domani, bonus bebè e detrazioni figli a carico.
Ora si studia come evitare di danneggiare quei contribuenti che ne beneficiano: secondo l’Istat, l’assegno unico penalizzerebbe circa il 30% delle famiglie.
Novità:
In merito al pagamento dell’assegno unico, è prevista la possibilità di erogazione direttamente al figlio maggiorenne, su sua richiesta, per favorirne l’autonomia.
Sempre per quel che riguarda gli importi, si prevede che questo sia maggiorato rispetto all’importo ordinario dal 30 al 50 per cento in caso di figli con disabilità e in base alla stessa gravità.
Sempre in tal caso, l’assegno verrebbe riconosciuto anche dopo i 21 anni, se il figlio permane nel nucleo familiare.
A chi spetta?
Tra le novità principali dell’assegno unico vi è il carattere di universalità: spetterà anche ai titolari di partita IVA.
L’importo dell’assegno unico dovrebbe essere strutturato secondo i seguenti parametri:
– un assegno di importo minimo, riconosciuto a tutte le famiglie con figli fino a 18 anni (elevabile fino a 21 anni);
– una maggiorazione che varia per scaglioni in base all’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE);
– in caso di figlia o figlio successivo al secondo, l’importo dell’assegno universale è maggiorato del venti per cento;
– è riconosciuto a decorrere dal settimo mese di gravidanza;
– l’importo dell’assegno tiene conto dell’età dei figli a carico;
– l’assegno universale è incrementato per ciascun figlia o figlio con disabilità;
– è riconosciuta una integrazione compensativa dell’importo dell’assegno diretta ad assicurare che lo stesso non risulti in ogni caso inferiore a al trattamento complessivo in quello in godimento al nucleo familiare.
Verranno aboliti:
– il bonus bebè;
– il bonus mamme di 800 euro;
– gli assegni familiari e gli ANF ed alcune detrazioni fiscali, tra le quali quella per gli asili nido.
L’importo mensile dell’assegno riconosciuto per ciascun figlio è quindi ancora tutto da definire.