Il rinnovo del contratto rischia di essere una beffa per alcuni dipendenti pubblici. Ci sono dei lavoratori statali, infatti, che il mese successivo a quello in cui entrerà di fatto in vigore il nuovo accordo si troveranno a guadagnare meno rispetto a quello precedente.
Per capirne il motivo dobbiamo ritornare a quanto fatto lo scorso anno con il taglio del cuneo fiscale. Per i redditi fino a 28 mila euro vengono erogati mensilmente 100 euro in busta paga grazie alla riforma del cuneo fiscale entrata in vigore nel luglio scorso.
Dai 28 mila ai 35 mila euro questo bonus si riduce e non solo: anziché essere pagato in busta paga, viene data la possibilità al lavoratore di beneficiarne a conguaglio nel modello 730 sotto forma di detrazione ai fini Irpef. Lo stesso vale per i redditi compresi tra i 35 e i 40 mila euro, soglia in cui il cuneo fiscale si riduce a zero euro.
siste di fatto un problema su quello che potrebbe succedere con il nuovo rinnovo del contratto per il triennio 2019-2021. Come abbiamo visto, oggi chi ha un reddito inferiore – anche se non di molto – ai 28 mila euro percepisce mensilmente 100 euro netti in busta paga: ma cosa succederà una volta che con il rinnovo ci sarà un aumento di stipendio? È possibile che la retribuzione vada a sforare la soglia dei suddetti 28 mila euro perdendo quindi il diritto ai 100 euro di bonus in busta paga, 1.200 euro l’anno.
Non è una conseguenza di poco conto: d’altronde, si tratta di una possibilità che dà al lavoratore un potere di acquisto mensile di 100 euro in più. Questa possibilità verrà preclusa superando la soglia dei 28 mila euro.
Pensiamo ad un lavoratore che la sforerà grazie ad un aumento di appena 50,00€ netti mensili: questo andrà a perdere il diritto ai 100 euro netti mensili. È vero che avrà la possibilità di recuperarne una parte – comunque inferiore ai 1.200 euro annui prima garantiti – in sede di dichiarazione dei redditi, ma è logico che questo nell’immediato avrà un impatto – anche visivo – negativo sullo stipendio.
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