La delega sulla riforma fiscale è legge ed entrerà in vigore – come indicato in Gazzetta Ufficiale – il prossimo 28 agosto 2023: da allora il governo avrà due anni di tempo per approvare i decreti attuativi con cui verrà attuata la riforma che ha come obiettivo anche quello di ridurre le imposte che si pagano in busta paga così da aumentare gli stipendi.
È già stata annunciata una revisione dell’Irpef, oltre a una detassazione per straordinari e tredicesima. Quel che non è stato ancora specificato è chi sarà avvantaggiato da una tale operazione visto che i dettagli della riforma verranno discussi solamente nei prossimi mesi quando dopo il via libera alla nota di aggiornamento del Def (che dovrà essere presentata alle Camere entro il 27 settembre) ci sarà maggiore chiarezza sulle risorse a disposizione.
Riforma fiscale, i militari non dovranno essere messi da parte
A tal proposito, ASPMI auspica – e vigilerà affinché sia così confidando che il Ministro della Difesa faccia lo stesso – che con la riforma fiscale non vengano messi da parte i militari come già fatto in passato con altri interventi.
Bene concentrarsi sulle fasce di reddito più basse, ma non bisogna dimenticare che per il personale dell’Esercito italiano – nonché per gli altri comparti – non si sta di certo parlando di retribuzioni elevate che non meritano di ulteriori aumenti.
Pensiamo ad esempio allo sgravio contributivo che limitandosi alle buste paga con importo lordo fino a 2.692 euro ha escluso la maggior parte del personale militare, limitandosi ai più giovani. Un intervento che da solo è costato circa 8 miliardi di euro ma con pochi vantaggi per l’Esercito italiano che nel frattempo si trova senza risorse neppure per ammodernare le divise.
Un’operazione che rischia di ripetersi con la riforma Irpef, per la quale una delle soluzioni al vaglio del Ministero dell’Economia e delle Finanze è quella per cui la prima e seconda fascia verranno accorpate tra di loro fissando un’aliquota del 23% fino a 28 mila euro di reddito. Un’operazione che potrebbe sì comportare dei vantaggi per le fasce di reddito più basse, ma non bisognerà pensare di farlo a scapito di chi guadagna di più ma comunque percepisce uno stipendio appena sufficiente per far fronte alle spese mensili.
Lo stesso vale per la detassazione di buste paga e straordinari, per le quali il Governo potrebbe fissare un limite di reddito molto basso escludendo così gran parte dei militari.
Anche le retribuzioni percepite dalle Forze Armate meritano una maggiore attenzione nonché di godere dei vantaggi che seguiranno dall’approvazione della riforma fiscale.
Rinnovo di contratto
E non bisogna dimenticarci che con la Legge di Bilancio 2024 bisognerà anche stanziare le risorse per il rinnovo del contratto 2022-2024. Un rinnovo che dovrà inevitabilmente tener conto dell’elevato tasso d’inflazione registrato in questi ultimi anni riconoscendo un aumento che sia sufficiente perlomeno per recuperare il potere d’acquisto andato perso.
Siamo consapevoli che con la manovra il Governo Meloni dovrà affrontare molte priorità, quale appunto la riforma fiscale, ma non per questo potranno essere messi da parte temi altrettanto importanti come appunto il riconoscere ai dipendenti pubblici, con una maggiore attenzione a Forze Armate e di Polizia vista la tutela della specificità, quello che meritano.
D’altronde, nel respingere la richiesta di un salario minimo in Italia Giorgia Meloni ha risposto dicendo di confidare nell’importanza della contrattazione collettiva: ebbene, con l’avvio della prossima fase di concertazione ne bisognerà dare dimostrazione, stanziando le risorse adeguate per riconoscere un aumento adeguato al costo della vita.