In queste ore ASPMI ha inviato una lettera allo Stato Maggiore dell’Esercito sollevando una questione di notevole importanza riguardante la gestione del servizio di bonifica da ordigni esplosivi residuati bellici, in particolare nel contesto dell’8° Reggimento Genio Guastatori Paracadutisti.
Il quadro normativo di riferimento
Il servizio di bonifica da ordigni esplosivi residuati bellici – svolto sul territorio nazionale per motivi legati alla salvaguardia della vita umana e alla pubblica utilità – trova il proprio fondamento normativo nel Decreto Legislativo 24 febbraio 2021, n. 20, che modifica e integra il Codice dell’ordinamento militare (D.Lgs. 15 marzo 2010, n. 66), mentre con il Decreto del Ministero della Difesa del 28 febbraio 2017 sono state disciplinate le tecniche, le procedure e l’organizzazione del servizio, individuando nelle articolazioni periferiche dello Stato Maggiore dell’Esercito i soggetti competenti per le operazioni di bonifica.
Gli operatori impiegati nella bonifica sono militari in possesso della specializzazione CMD (Conventional Munitions Disposal), conseguita presso il Centro di Eccellenza C-IED del Comando Genio a Roma, i quali operano senza distinzione di grado, incarico o posizione organica.
Di norma, questi specialisti sono inquadrati all’interno dei plotoni EOD dei reggimenti del Genio, svolgendo anche le normali attività del reparto di appartenenza, come esercitazioni, missioni operative e servizi di caserma. Tuttavia, non è raro che alcuni operatori specializzati vengano impiegati al di fuori di questi plotoni, pur mantenendo piena idoneità all’impiego nelle attività di bonifica.
Una gestione non omogenea del servizio
Tuttavia, analizzando i dati riepilogativi degli ultimi tre anni relativi all’8° Reggimento Genio Guastatori Paracadutisti, ASPMI ha riscontrato una disparità significativa nell’assegnazione dei servizi di bonifica. In particolare, alcuni operatori CMD – soprattutto se non appartenenti ai plotoni EOD – sono stati impiegati in misura notevolmente inferiore rispetto ad altri colleghi con pari qualifica.
Pur comprendendo che fattori come corsi, missioni, malattie e licenze possano influire sulla disponibilità del personale, ASPMI sottolinea l’importanza di una ripartizione equa del carico di lavoro, ispirata a principi di giustizia ed efficienza. Dai dati analizzati, si evidenzia che, su una media di 570 giornate di bonifica annue e 21 operatori specializzati, ciascuno dovrebbe essere impiegato per circa 27 giornate l’anno: ma spesso non è così.
La tematica della ripartizione dei servizi di bonifica non è nuova. Già nel 2005, il Comando Brigata Genio inviò una comunicazione ufficiale a tutte le unità del Genio per raccomandare un’equa distribuzione del carico di lavoro, segnalando la necessità di affrontare con serietà il problema.
In tempi più recenti, la Direttiva 1039, edizione 2024, relativa alla vita e al servizio interno in caserma, pur non trattando direttamente il servizio di bonifica, stabilisce criteri generali di equità, partecipazione e trasparenza nella gestione dei servizi che dovrebbero essere applicati anche in questo contesto operativo.
Impatto economico e previdenziale per il personale
D’altronde non possiamo che evidenziare anche le ricadute economiche e previdenziali di questa gestione disomogenea. Per ogni giornata di bonifica, la normativa (Legge 29 maggio 1985, n. 294) prevede infatti un premio di disattivazione pari a €100 lordi. Una disparità nell’impiego significa quindi differenze significative nel reddito mensile e nell’imponibile contributivo dei militari specializzati, con effetti tangibili anche sul lungo termine viste le ripercussioni sulla pensione.
La richiesta di ASPMI
Per questo motivo, pur non volendo interferire con l’azione di comando né con le esigenze operative, abbiamo ritenuto necessario porre l’attenzione su una gestione che rischia di apparire clientelare o influenzata da logiche non meritocratiche. Ci siamo quindi rivolti allo Stato Maggiore dell’Esercito, auspicando al più presto un intervento risolutivo volto a garantire una distribuzione equa dei carichi di lavoro e a tutelare la dignità professionale e retributiva del personale specializzato.