A pochi mesi dalla costituzione di questa Associazione sindacale a carattere militare non possiamo che essere soddisfatti per gli innumerevoli risultati raggiunti. L’ultimo, in ordine cronologico, è quello che interessa l’indennità di Comando di cui all’articolo 6, comma 1, del D.P.R. n. 171 del 2007.
Nello specifico, lo scorso 28 maggio 2023 noi di ASPMI ci siamo sentiti in dovere di segnalare allo Stato Maggiore dell’Esercito Italiano una problematica riferita agli incarichi destinatari della suddetta indennità a tutela dei Dirigenti della nostra Forza Armata.
Abbiamo agito con la strategia che ormai ci contraddistingue e che ci ha fatto apprezzare tanto dai nostri tesserati quanto dalle istituzioni con le quali inevitabilmente ci troviamo a rapportarci: siamo stati concreti, senza fare promesse che non si possono mantenere, e aperti al confronto.
Un modus operandi che ancora una volta ci ha portato alla vittoria, a conferma che la strada intrapresa è quella giusta e che di questo passo, con il supporto di sempre più colleghi, può farci raggiungere importanti risultati per il miglioramento della nostra professione.
La questione dell’indennità di Comando
Nel dettaglio, nel maggio scorso abbiamo fatto notare allo SME un problema di attribuzione dell’indennità in oggetto, della quale è il Capo di Stato Maggiore della Difesa a individuare gli incarichi per i quali il personale militare ne ha diritto.
Ai sensi di quanto stabilito dall’articolo 4 del D.P.R. n. 171 del 2007, però, l’indennità supplementare di Comando non può essere attribuita al “titolare di una posizione tabellare non esclusivamente prevista per il personale militare”. A tal proposito, abbiamo fatto notare che presso alcune Sezioni di Enti della nostra Forza Armata la posizione organica di “Capo sezione amministrazione” viene ricoperta da un Funzionario amministrativo che, solo in caso di indisponibilità, viene sostituito da un Ufficiale Superiore del Corpo di Commissariato; pertanto l’Ufficiale, pur ricoprendo un incarico di particolare responsabilità e tenuto conto dell’art. 4, non può comunque percepire l’indennità supplementare di Comando.
Una chiara incongruenza che va a penalizzare non solo i suddetti Ufficiali, ma tutti quelli che ricoprono una posizione organica di un civile: per questo motivo abbiamo chiesto allo Stato Maggiore dell’Esercito di valutare la possibilità di assegnare l’indennità in oggetto, così da risolvere un problema che va avanti ormai da troppi anni.
La risposta dello SME è arrivata nella giornata di ieri, mercoledì 13 settembre: nel dettaglio, ci è stata data notizia che la proposta portata all’attenzione di ASPMI è stata considerata “condivisibile nei contenuti”. A tal proposito, la questione è stata sottoposta al Vertice Interforze e adesso si stanno valutando gli interventi volti ad attribuire l’indennità supplementare di Comando anche al personale militare che, per esigenze di funzionamento, si trova eccezionalmente a dover essere impiegato in posizioni previste per il personale civile.
ASPMI risolve un’altra annosa problematica (ma guarda avanti)
Ovviamente continueremo a monitorare la questione nell’attesa che si arrivi a una soluzione definitiva. Già questa risposta dello Stato Maggiore dell’Esercito ci fa comunque capire che siamo vicini a un punto di svolta, per una problematica che ormai va avanti da troppi anni e che solo l’intervento di questa sigla sindacale è riuscito a sbloccare.
Possiamo quindi aggiungere l’indennità supplementare di Comando al lungo elenco di risultati raggiunti in pochi mesi di attività. Ma non guardiamo indietro, abbiamo ancora tanti obiettivi da portare a termine: uno su tutti la fase di concertazione per il triennio 2022-2024 per la quale abbiamo bisogno del supporto di tutto il personale.