ASPMI è indignata per quanto sta succedendo sul fronte stipendi, dove questo mese il calcolo della busta paga è stato sbagliato per gran parte dei volontari.
Per VFI e VFP1 ci sono stipendi che vanno dai 50 ai 300 euro a causa di errori commessi dal CUSI che a quanto pare non rappresenta quel miglioramento che ci era stato annunciato.
La centralizzazione per la gestione degli stipendi, infatti, ha senso solamente se si impara dagli errori del passato. Anche il CNA Esercito, infatti, ha affrontato dei problemi commettendo inizialmente degli sbagli sul calcolo delle retribuzioni, tuttavia ha successivamente perfezionato un modello virtuoso che in questi anni ha garantito al personale uno stipendio calcolato esattamente al centesimo.
CNA Esercito un modello da seguire non da abbandonare
Perché quindi non prendere questo modello e metterlo a disposizione del CUSI per le variazioni stipendiali? Nel periodo in cui tutta la Pubblica amministrazione si sta digitalizzando, il CUSI continua ad apportare modifiche a mano utilizzando sistemi retrogradi non adeguati alla complessità di calcoli come quelli che riguardano gli stipendi.
Quel che è paradossale è che l’errore è stato commesso sui VFI e VFP1 sui quali il calcolo della paga non presenta chissà che variazioni (stiamo parlando di personale appena assunto, d’altronde). A tal proposito come ASPMI non possiamo che essere preoccupati per quanto ci riserva il futuro: ricordiamo che nel processo di centralizzazione della gestione degli stipendi, presto anche i VFP4 saranno gestiti dal CUSI, dopodiché toccherà a Graduati, Sergenti, Marescialli e Ufficiali. In tal caso ci saranno talmente tante varianti da considerare che sbagliare sarà molto più semplice.
Serve un repentino cambio di passo
Confidiamo che tanto gli Stati Maggiori, quanto il Ministro della Difesa, ai quali rivolgiamo il nostro appello, siano d’accordo nel ritenere che quanto successo nei confronti dei volontari è imperdonabile a tal punto da richiedere un intervento immediato. Questi sono i primi sentori di un sistema che così com’è oggi non funziona: se non si corregge subito rischiamo il caos quando in mano al CUSI arriverà tutto il personale delle Forze Armate.
Un errore annunciato da tempo, cosa si aspetta a intervenire?
D’altronde della questione ne avevamo già parlato al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, facendo presente che in base alle informazioni raccolte da ASPMI il CUSI non si stava distinguendo per la qualità del lavoro svolto. Basti pensare al metodo utilizzato per calcolare lo stipendio dei volontari, per i quali al fine di velocizzare ogni periodo di paga è stato approssimato a 30 giorni.
Quello era il primo sentore di un sistema partito con il piede sbagliato: l’errore era inevitabile e preannunciato. Chiediamo quindi un cambio di passo repentino affinché il CUSI possa diventare nuovamente quel modello efficiente informatico tanto vantato da NoiPA.