Si è appena conclusa l’audizione del Generale di Divisione Gaetano Lunardo, Capo del Primo Reparto dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano, presso la Commissione Difesa della Camera dei Deputati.
L’incontro aveva l’obiettivo di esaminare le condizioni di lavoro e di vita dei volontari in ferma prefissata, alla luce dell’abolizione del servizio di leva obbligatorio e dell’ingresso delle donne nelle Forze Armate, nonché a tracciare un bilancio a undici anni dall’approvazione della legge n. 244 del 31 dicembre 2012 sulla revisione dello strumento militare.
Un’audizione che noi di ASPMI abbiamo accolto con soddisfazione in quanto i temi portati all’attenzione della Commissione Difesa della Camera dei Deputati dal Capo del Primo Reparto erano già stati affrontati da questa sigla sindacale negli ultimi incontri tenutisi con gli uffici tecnici dello Stato Maggiore dell’Esercito, il che conferma che c’è allineamento tra ASPMI e Amministrazione rispetto a quelle che dovranno essere gli obiettivi da raggiungere per migliorare l’efficienza della Forza Armata nonché per una maggior tutela del personale in servizio.
Lo sviluppo delle Forze Armate negli anni
Durante l’illustrazione fornita agli Onorevoli presenti, il Generale Lunardo ha tracciato un quadro storico dell’organico e della forza dell’Esercito dal 1946 a oggi. Questo percorso ha permesso di comprendere come le leggi modificate nel corso degli anni abbiano plasmato le Forze Armate, adattandole alle esigenze del Paese e ai contesti internazionali in cui operano.
Una delle norme oggetto di discussione è stata la nota “Legge Di Paola” (n. 244 del 2012): secondo il Generale Lunardo, a differenza di altre normative, questa legge ha impedito una crescita adeguata dell’Esercito e ha ostacolato la sua professionalizzazione, avendo un impatto negativo sia a livello nazionale che internazionale.
Tuttavia, un nuovo scenario sembra profilarsi all’orizzonte. Il Governo, sostenuto da una politica sensata dello Stato Maggiore e da una politica sindacale seria, ha recentemente promulgato la Legge n. 119 del 2022.
Questa nuova normativa introduce un modello di Difesa rinnovato, rappresentando – come sempre sostenuto da ASPMI – un significativo riordino delle Forze Armate, mirato a professionalizzare il personale, a renderlo più efficiente e ad abbassare l’età media dei militari.
La Legge n. 119/2022 prevede inoltre la revisione del modello delle Forze Armate per renderle completamente professionali, prorogando fino al 2034 il termine per la riduzione delle dotazioni organiche dello Strumento militare terrestre a 89.400 unità.
L’obiettivo è invertire la riduzione dell’organico e garantire la disponibilità di figure specializzate essenziali per un Esercito moderno, capace di affrontare le sfide future.
Esercito italiano, serve puntare sui giovani
Al centro di questa riforma ci sono le nuove figure dei Volontari in Ferma Iniziale e Temporanea, che rappresentano il futuro dell’Esercito. D’altronde, ASPMI ha da sempre posto la necessità di puntare sulla forza giovane, consentendo agli “anziani” militari di assumere incarichi che non richiedono un’eccessiva forza fisica, in modo da supportare le operazioni sul campo. Questo approccio trova conferma nell’attuale scenario ucraino, dove – come sottolineato dal Generale Lunardo – la componente terrestre è centrale.
Tuttavia, la questione dell’età media del personale rappresenta ancora una sfida. Attualmente, oscilla tra i 30 e i 50 anni, raggiungendo i 39 anni per la sola categoria dei Graduati. Sebbene l’introduzione delle nuove figure previste dalla Legge n. 119/2022 contribuirà a ridurre l’età media, resta ancora da affrontare il problema del personale anziano, il quale, a causa dell’età avanzata, fatica ad affrontare i carichi di lavoro operativi.
Per risolvere questa situazione, ASPMI sostiene l’attivazione degli istituti previsti per la fuoriuscita del personale, come la collocazione in “Ausiliaria” e l’impiego presso altre Amministrazioni. Tali misure consentirebbero al personale militare considerato anziano di lasciare il servizio attivo, mantenendo lo stesso il trattamento economico e previdenziale grazie all’impiego, fino al termine dell’età pensionabile, in posizioni più adeguate al proprio fisico nonché alle rinnovate esigenze familiari.
Questo permetterebbe di alleviare le necessità del personale e al contempo abbassare l’età media del personale nell’ottica di invertire il modello attuale tra il servizio permanente e il personale in ferma.
Esercito, serve un nuovo modello reclutativo
La prontezza operativa dell’Esercito Italiano è attualmente del 65%, un valore che risente dell’innalzamento dell’età media e delle disposizioni legislative che regolano la gestione del personale. Questa situazione richiede un intervento tempestivo, anche in termini di welfare e benefit per il personale.
Il Generale Lunardo ha sottolineato che l’Esercito punta a un nuovo modello di reclutamento, ma per renderlo realmente efficace e attrattivo per il personale, è necessario garantire il lavoro a chi si arruola per tutelare la sicurezza del Paese. La recente approvazione dell’emendamento al Decreto Pubblica Amministrazione, che consente di accreditare la Difesa come ente formativo, è un passo in avanti verso questo obiettivo.
Sindacati essenziali per il futuro dell’Esercito italiano
In conclusione, il futuro dell’Esercito Italiano dipenderà dalla sinergia tra lo Stato, le Aziende e le istituzioni sindacali, al fine di fornire personale preparato, formato e altamente professionale. L’impegno di tutti, noi di ASPMI compresi, è necessario per leggere il presente con gli occhi del domani, affrontando le sfide in modo efficace e costruttivo. Solo così si potrà delineare un modello di Difesa efficiente e all’altezza delle aspettative nazionali e internazionali.