L’associazionismo sindacale non ha ancora preso forma, che già vive il tragico fenomeno della violazione del diritto d’autore. Nello specifico, ci riferiamo a DemofiloMil, questa figura misteriosa, apparentemente senza né un volto né un corpo, che ci ha accompagnati per tutta l’estate con i suoi opuscoli d’ispirazione degasperiana, e che si trova a vedersi scippate le proprie idee, riciclate come massime filosofiche degne della miglior scuola di Atene.
Certo, direte voi. In qualsiasi tipo di organizzazione collettiva, così come in politica, il nozionismo la fa da padrone; i principi ai quali ispirarsi sono pressoché sempre gli stessi; i progetti finiscono con l’assomigliarsi un po’ tutti; però, sta a noi scegliere quali sposare.
È tutto vero. Ma ci sono delle differenze. Una di queste è la tempestività. Non importa che due persone abbiano gli stessi pensieri, il discrimine lo fanno due fattori: il tempo (appunto), e la paternità.
Non basta spiattellare qualche concetto scopiazzato qui e là ed infarcirlo di sano populismo per avere una sua veridicità. Per intenderci, parlo di quel populismo che ha portato Di Maio & Co. a sedersi in Parlamento al grido di «Mai con chi ha distrutto questo Paese», salvo poi gozzovigliare al tavolo con l’orfano delle sagre, Matteo Salvini e il redivivo, Silvio Berlusconi.
No. Nell’associazione sindacale serve di più. Molto di più. Serve una mente autonoma, scevra da sovrastrutture e logiche clientelari per elaborare i concetti, lasciarli decantare e aspettare che prendano forma. Non basta appropriarsi dei pensieri altrui, farli propri, piazzarsi davanti ad un Pc, scrivere due frasi ad effetto per tributarsi la paternità, o presunta tale, di quei dettami filosofici partoriti da altri. Ci vuole studio.
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