In queste ore stanno uscendo articoli riguardanti la possibilità che possano essere introdotti incentivi per fare in modo che Forze Armate e di Polizia possano restare in servizio anche oltre il limite di età ordinamentale.
Il che rappresenterebbe una facoltà, e non un obbligo, per il lavoratore, il quale – al pari di quanto ad esempio accade per i medici, come pure per coloro che nonostante abbiano raggiunto i requisiti per l’accesso alla pensione restano in servizio godendo del cosiddetto “bonus Maroni” – potrebbe scegliere di restare in servizio beneficiando di un aumento della busta paga.
Il commento di ASPMI
A tal proposito, come ASPMI abbiamo deciso di intervenire per fare chiarezza visto il clamore suscitato da una tale notizia.
Intanto, va detto che la notizia data dal Sole 24 Ore è talmente sommaria da essere passibile di diverse interpretazioni. Secondo il nostro parere, infatti, nell’annunciare incentivi per le Forze dell’Ordine (e non per le Forze Armate quindi) si fa semplicemente riferimento alla possibilità che l’istituto dell’ausiliaria possa essere esteso anche nei confronti delle Forze di Polizia. D’altronde ricordiamo che l’ausiliaria può effettivamente essere considerata un incentivo, in quanto appunto il personale continua a percepire i compensi accessori come se fosse in servizio.
Per l’Esercito questa possibilità c’è, per le Forze di Polizia no: tant’è che le sigle sindacali sono da tempo al lavoro per chiederne l’estensione.
Una riforma che quindi non toccherebbe l’Esercito Italiano.
Diverso il caso in cui davvero dovesse valere l’interpretazione data da altri siti web, come nel caso di Forzeitaliane.it. Incentivi per restare al servizio non troverebbero sicuramente il consenso di ASPMI, in quanto riteniamo che ciò vada contro a quella che è la missione dell’Esercito. Fermo restando che l’istituto dell’ausiliaria già esiste, non avrebbero senso altre forme di incentivi che andrebbero ad aggravare uno dei problemi che caratterizzano la nostra Forza Armata: l’invecchiamento del personale.
Se il problema è assicurarsi che al raggiungimento dell’età pensionabile il personale abbia raggiunto una rendita sufficiente per vivere la soluzione è un’altra e noi di ASPMI l’abbiamo messa sul tavolo da tempo: la previdenza dedicata.
Il governo quindi non perda tempo a pensare soluzioni fantasiose che nulla hanno a che fare con il contesto militare: punti piuttosto alla previdenza dedicata, ne vale il futuro di tutti i nostri militari. Come ASPMI questo è il nostro obiettivo e lo sarà fino a che non arriveremo al traguardo.