Gli psicologi militari, al pari delle altre professioni sanitarie, devono poter svolgere la libera professione, in quanto non sussistono incompatibilità né limitazioni previste dai contratti e dalle convenzioni con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
Perciò, la proposta di modifica dell’art. 210 del Codice Militare (COM), fatta nel lontano 2018, deve essere presa in considerazione ed attuata, allo stesso modo in cui è stata data la possibilità ai medici militari, agli odontoiatri e ai veterinari di svolgere attività libero professionali fuori dall’orario di servizio e in regime di extramoenia.
In merito alla legittimità costituzionale dell’art 210, c.1, Decreto-legge n. 66 del 15/03/2010 del COM, si è espressa anche la Suprema Corte di Cassazione evidenziando come accanto ai medici militari, a cui viene data la possibilità di esercitare la libera professione, non figurano gli psicologi a cui, in deroga all’art. 894 del medesimo codice, non vengono applicate le relative norme, non sono applicabili le limitazioni dei contratti e delle convenzioni con il SSN per sospetta violazione degli artt. 3,4,32,35,97 e 98 della Costituzione.
È a beneficio della collettività che lo psicologo militare eserciti il più possibile la professione, in modo tale da assorbire tutti gli strumenti e le competenze necessarie per garantire un servizio sempre di altissima qualità. Se in un qualunque presidio militare munito di psicologo, il personale si rivolge a lui solo sporadicamente, non avendo esigenze particolari tali per cui è richiesto l’ausilio psicologico, causa penuria di pazienti; e neppure al di fuori dell’orario di lavoro poiché questa opportunità gli viene preclusa dal legislatore. Si va così incontro ad una doppia sperequazione, a solo discapito degli psicologi militari regolarmente abilitati e iscritti all’albo professionale.
Il problema degli psicologi militari è stato già attenzionato presso gli Uffici S.A., al Gabinetto del Ministro della Difesa e al Sottosegretario con delega alla Difesa, Stefani Pucciarelli, affinché la politica intervenga per sanare questo vulnus, dal momento che la distinzione tra gli stessi ufficiali della sanità militare, in relazione alla professione sanitaria esercitata, è “ingiustificata”.
Nella riforma all’art. 210 del COM veniva chiesta l’equiparazione per superare la doppia discriminazione sia rispetto ai medici militari del SSN, sia rispetto agli psicologi del SSN.
Perché il coinvolgimento degli infermieri a supporto delle attività ospedaliere non è stato esteso anche agli psicologi? Per l’appunto, il Sottosegretario alla Sanità, Pierpaolo Sileri, ha sottoscritto solo quella, di proposta, perpetrando la sperequazione e non coinvolgendo tutte le professioni sanitarie.
L’emergenza Covid, la minaccia che la guerra russo-ucraina si estenda e lo stress quotidiano che i cittadini vivono costantemente, ha creato la necessità di un sostegno psicologico da stress postraumatico. I tentativi di suicidi sono aumentati tra la popolazione che potrebbe avere a disposizione uno strumento in più: quello degli psicologi militari, professionisti a tutti gli effetti.
Siamo certi che, superata la criticità relativa alla disparità di trattamento, in materia di attività extra-istituzionali, tra ufficiali medici e ufficiali psicologi, entrambe le professionalità sanitarie potranno, analogamente a quanto avviene nel Servizio Sanitario Nazionale, esercitare la libera professione al di fuori dell’orario di servizio e senza oneri né svantaggi di nessun tipo per il Ministero della Difesa.
Peraltro, il mantenimento delle competenze da parte del personale psicologo costituisce un evidente beneficio per l’Amministrazione della Difesa che, a costo zero, disporrebbe, anche nel settore della salute mentale, di capacità sanitarie aggiornate, pronte ed esercitabili in numerosi contesti, sia a livello nazionale (si pensi all’intervento psicologico in caso di pubbliche calamità), sia all’estero, nei teatri di operazioni militari, mediante interventi psicologici a favore della popolazione civile, oltre che dello stesso personale militare.
Questo è quello per cui ci batteremo: libera professione per tutte le categorie militari, perché non ci siano mai differenze di trattamento all’interno del personale.