L’obbligo di possedere ed esibire il Green pass per poter usufruire delle mense di servizio sta creando forti disagi tra le forze dell’ordine. Tutti – tra agenti di polizia, carabinieri, fiamme gialle e militari della Difesa – “se sprovvisti di certificazione verde sono costretti, nelle migliori delle ipotesi, a mangiare in stanzini improvvisati a sale da pranzo.
Altrimenti fuori, sotto il sole, su un muretto di fortuna”, denuncia Francesco Gentile, delegato Co.Cer interforze, rappresentante militare delle forze armate, intervistato da LaPresse.
“Siamo di fronte a forti discriminazioni – tuona il sindacalista -, dove chi non possiede il Green pass è trattato come un militare di serie B”.
Una situazione che il rappresentante del sindacato di categoria definisce “ingiusta e al limite del grottesco” spiegando che bisogna garantire “pari dignità di trattamento” tra chi è immunizzato e chi no.
“Il Governo deve affrontare immediatamente la questione, perché così è intollerabile”.
E ribadisce: “Il Green pass all’interno delle mense militari è inapplicabile” perché, “non in tutte le strutture è possibile allestire un servizio di mensa alternativo”.
Il sindacalista sottolinea che “a tutti va garantito lo stesso trattamento a tavola.
E invece abbiamo assistito a situazioni spiacevoli in cui i comandanti sono stati costretti ad adottare misure estreme per i militari non vaccinati dando loro un ‘sacchetto viveri’, con dentro un panino, una mela e una scatoletta di tonno, da mangiare fuori dalla mensa”.
Il rappresentante Cocer ricorda che “sin dall’inizio abbiamo adottato tutti i protocolli necessari per garantire il rispetto della normativa anti-Covid all’interno delle mense, dal distanziamento alla misurazione della temperatura all’ingresso, dall’utilizzo di gel disinfettanti alle barriere in plexiglass”. La mensa “è un luogo sicuro”, garantisce.
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