Il Governo continua a dimenticare i dirigenti delle Forze Armate: ASPMI: “Basta discriminazioni”

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In questi giorni è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il provvedimento relativo all’adeguamento ISTAT per i magistrati, in pieno rispetto della norma che stabilisce la necessità di procedere entro maggio. Un atto che dimostra la puntualità del Governo nel rispettare gli impegni presi verso alcune categorie professionali. Tuttavia, questo stesso rispetto e prontezza vengono regolarmente negati ai dirigenti delle Forze Armate, generando inevitabilmente frustrazione tra chi ogni giorno è al servizio del Paese.

È inaccettabile che ogni anno i dirigenti delle Forze Armate debbano subire trattamenti di sfavore rispetto ad altre categorie, aspettando mesi per ricevere un adeguamento salariale che è un loro diritto. Lo scorso anno, l’attesa per l’incremento previsto è durata diversi mesi, una dilazione che denota una grave mancanza di rispetto nei confronti di chi garantisce quotidianamente la funzionalità e la sicurezza della nostra nazione.

ASPMI ha già fatto presente da tempo che l’incremento per il 2024 sarà pari al 4,80%, un valore calcolato sulla media degli incrementi retributivi riferiti al biennio economico precedente. Si tratta di un aumento più corposo rispetto al passato, come del resto era prevedibile, ma non per questo meno dovuto.

La domanda sorge spontanea: cosa aspetta il Presidente del Consiglio a riconoscere quanto di diritto ai nostri dirigenti? Non è tollerabile che, mentre altre categorie vedono riconosciuti i propri diritti in tempi ragionevoli, i dirigenti delle Forze Armate debbano attendere oltre misura. Questa volta, ASPMI non tollererà ulteriori ritardi: l’emanazione del decreto deve avvenire con urgenza e senza ulteriori scuse.

I dirigenti delle Forze Armate meritano rispetto e pari trattamento rispetto ad altre categorie professionali. Non accetteremo di essere relegati a un ruolo di secondo piano. 

ASPMI ribadisce con forza la necessità di un intervento tempestivo e deciso da parte del Governo, perché chi serve con dedizione il Paese merita di essere trattato con la stessa attenzione riservata ad altre figure professionali.