Agli albori dell’era sindacale, si sta scatenando una certa moda che vede abdicare le funzioni proprie dei sindacati per lasciare spazio a giudici e avvocati.
La funzione sociale degli avvocati è generalmente quella compiuta nell’interesse della parte assistita nei principi dello Stato di diritto. Detta funzione si esplica generalmente a pagamento, molto spesso attraverso laute parcelle.
Invece la funzione del Sindacato dovrebbe essere quella di rappresentare e difendere i diritti dei lavoratori di cui si fa portavoce sia con l’Amministrazione di appartenenza che con la Politica e/o il Governo.
Se dunque un’organizzazione sindacale rinuncia a rappresentare presso le sedi istituzionali le istanze dei propri tesserati per affidarle ad un avvocato non sta adempiendo alle sue funzioni.
Detta attività si potrebbe invece definire come tesa a procacciare clienti per gli studi legali, forse per finalità meramente economiche.
Parte passiva della vicenda sono coloro che sborsano i soldi, nella fattispecie i militari!, a cui in primis vengono chiesti soldi per l’iscrizione ad un sindacato che invece di rappresentare le istanze degli iscritti sui tavoli dedicati a risolvere le questioni, organizzano ricorsi (persi in partenza) per spillare ancora soldi ai poveri malcapitati creduloni.
Se fossimo dei vignettisti potremmo tratteggiare la scenetta nel seguente modo: un grosso recinto dentro cui sgradevoli personaggi convogliano i pennuti da spennare o vacche da mungere nel miraggio della risoluzione di un problema.
Se bastasse organizzare un ricorso per tutelare i lavoratori militari non si ravvede la necessità di iscriversi presso un sindacato che agisce come un postino, ossia, individua un problema (spesso irrisolvibile anche attraverso le vie legali) lo sposta sulla scrivania dell’avvocato e tutti ci guadagnano tranne il povero militare che è l’unico che paga.
Forse essere sindacalista, fare sindacato ha un significato molto più nobile.
Attraverso la preparazione tecnico-professionale il buon sindacalista deve essere capace di stare seduto in un ambito negoziale e far diventare le proprie rivendicazioni provvedimenti positivi per i propri rappresentati.
Un buon sindacalista deve prima di tutto essere leale con i propri iscritti ai quali deve spiegare tempi e modalità delle varie richieste, non deve invece propinare ricorsi invincibili mentre egli invece di rivendicarle con proprie richieste presso le istituzioni rimane dietro al proprio pc a controllare e contare quanti polli ha spennato e quanti soldi ha accumulato.
A sostegno della nostra idea di fare sindacato vale la pena di citare le ultime due sentenze (la numero 06488/2022 e la numero 06491/2022 con condanne per i ricorrenti, in solido, al pagamento delle spese di lite, in favore delle resistenti Amministrazioni, in ragione di complessivi €20.000,00 la prima e €10.000,00 la seconda, oltre accessori come per legge) sulla previdenza perse e per cui i colleghi sono stati condannati a pagare le spese.
Soldi sottratti alle famiglie per far arricchire le famiglie di alcuni.
Nel contesto, inoltre, merita menzione il grosso sforzo che sta facendo già l’Amministrazione Difesa, sostenuta con la partecipazione attiva di questa sigla sindacale per far diventare legge la cd Previdenza Dedicata.
Continuando con la stravaganza dei ricorsi ritroviamo ex equo quello per i c.d. 958 e su cui già abbiamo scritto abbondantemente.
La domanda a questa singolare scelta sarebbe: ma se il concorso è stato istituito con una legge nell’ambito di un riordino, perché questi provetti sindacalisti non hanno chiesto un nuovo riordino in cui far passare le loro idee e le aspettative del personale?
Forse perché non conoscono la grammatica istituzionale (tanto meno quella della lingua italiana)? Forse perché volevano trovare la genialata per mettere le vacche nel recinto? Forse perché non hanno ancora capito il ruolo che ricoprono? Di certo lo scopriremo nel prossimo futuro.
Di una cosa siamo certi: noi non abdicheremo mai alla nostra funzione e saremo leali con i rappresentati.