Giorgia Meloni ha annunciato il ritorno dell’Operazione Strade Sicure nelle città di Pisa, Ferrara e Monza, confermando l’importanza che i militari stanno assumendo nella tutela della sicurezza dei cittadini.
Quello che come ASPMI ci preme ricordare al Governo, però, è che la missione dell’Esercito Italiano è molto distante da quella rappresentata dall’Operazione Strade Sicure, nata nel 2008 per far fronte ai tagli effettuati alle Forze di Polizia e che con il passare degli anni, dopo una serie di proroghe, si è confermata come la più longeva sul territorio italiano.
Anzi, continuando su questa strada c’è il rischio che per il personale dell’Esercito Italiano si configuri una fattispecie di demansionamento, come dimostrato dall’orientamento giurisprudenziale che negli ultimi anni hanno riguardato altri comparti.
Operazione Strade Sicure nata da una “non” necessità
Come prima cosa ci preme ricordare che l’Operazione Strade Sicure venne introdotta nel 2008 dal Governo Berlusconi appena eletto per far fronte alle richieste di quei cittadini che – allarmati dalle narrazioni sulla crescita della criminalità e sul pericolo rappresentato dai flussi migratori – hanno fatto pressione per chiedere una maggiore tutela sul territorio. Va detto che il sentimento popolare non era giustificato dai dati visto che tra il 2006 e il 2008 il numero dei delitti denunciati dalla polizia all’autorità giudiziaria era già diminuito (2.771.490 i delitti denunciati nel 2006, 2.709.888 nel 2008).
La situazione reale del 2008 mostra quindi una debole necessità di ampliare la sicurezza, che sicuramente non prende i caratteri di emergenza. Con questo non significa che non fosse giusto provvedere a un incremento della sicurezza, anzi è giusto aspettarsi dal Governo interventi mirati visto che la tutela dei cittadini è ancora distante dall’essere totale specialmente alla luce dell’aumento esponenziale per alcuni tipi specifici di reati, come quelli informatici e quelli legati alla violenza di genere: quel che noi di ASPMI contestiamo è perlopiù il metodo attuato.
Anziché rivolgersi alle Forze di Polizia, per le quali cominciavano a farsi sentire le conseguenze del blocco del turnover, il Governo decise infatti di utilizzare le giovani leve dell’Esercito Italiano avviando un’Operazione che negli anni si è consolidata come un’importante realtà tanto che vi è un utilizzo crescente sul territorio rappresentando la prima scelta anche nel caso di situazioni non emergenziali.
La vera missione dell’Esercito è un’altra
Anche se è stata presentata ai cittadini come “funzionale e indispensabile”, l’Operazione Strade Sicure poggia su una necessità non così incombente da richiedere l’intervento di una Forza Armata che ha come primario intervento non la tutela delle strade quanto la difesa dello Stato.
Ovviamente è innegabile che, grazie specialmente all’impegno e alla dedizione con cui viene svolto il lavoro dai militari impiegati, l’Operazione Strade sicure abbia contribuito a rassicurare i cittadini incidendo in modo significativo sulla sicurezza, ma con questo non significa che si stia procedendo sulla strada corretta. Anzi, continuando a promuovere questo tipo di operazioni di tutela delle grandi città anche quando non motivate dai dati, si rischia di trascurare quelle che sono le emergenze effettive andando così a minacciare la funzione principale dell’Esercito italiano.
I rischi di un uso eccessivo dell’Operazione Strade Sicure
Il dispiego eccessivo dei militari in quelli che di fatto sono dei compiti che dovrebbero essere destinati alle Forze di Polizia è demansionante, come tra l’altro confermato da alcuni recenti giurisprudenziali che pur riguardando altre categorie professionali hanno molto a che vedere con la situazione da noi descritta. Si pensi ad esempio a quelle sentenze che hanno riguardato la corretta ripartizione tra i compiti di infermieri e operatori sociosanitari, con l’obiettivo di garantire ai cittadini un servizio il più funzionale possibile.
E attenzione perché non si tratta solamente di un problema di principio: non possiamo fare a meno di notare, infatti, che oltre all’abbondante dispiego di risorse che ogni giorno viene tolto alla Difesa (basti pensare che il numero di militari dedicati alla missione è molto maggiore di quelli effettivamente schierati ed eccessivo rispetto alla componente operativa dell’Esercito) vi sono anche conseguenze sull’addestramento con un pericoloso effetto a catena che rischia di minare la funzionalità militare.
Insomma, se oggi noi di ASPMI chiediamo un ridimensionamento dell’Operazione Strade Sicure è anche per la temuta compromissione della difesa dello Stato, vera e propria missione della nostra Forza Armata.