ASPMI ha inviato alle forze Governative diverse richieste tese a modificare e integrare il testo della Legge di Bilancio 2023. Due emendamenti, oltre a quelli sulla Previdenza Militare, riguardano interventi realizzabili nel breve termine e che il personale militare si aspetta da questo Governo.
Il primo si tratta di un emendamento all’art. 53 della manovra che norma su “Disposizioni sul trattamento di pensione anticipata flessibile” e l’altro sul “Reclutamento straordinario per il ruolo dei marescialli”.
Ma andiamo con ordine. Per quanto riguarda l’emendamento all’art. 53 della legge di Bilancio, si chiede Garanzia su anticipazioni di credito sul Trattamento di Fine Servizio (TFS), soprattutto alla luce del caro vita derivante dal conflitto bellico in Ucraina che ha portato un’impennata del tasso di inflazione che si attesta all’11,8%.
A questo, si aggiungono gli strascichi della pandemia e i livelli salariali rimasti immutati e che quindi non vanno di pari passo con le spese che il personale delle Forze armate si trova a dover affrontare. L’emendamento consente ai dipendenti pubblici con TFS (Trattamento di Fine Servizio) un migliore accesso al credito, che lo rende omogeneo a quello di cui possono godere i dipendenti pubblici e privati con TFR (Trattamento di Fine Rapporto).
In particolare, l’emendamento, riguarda il personale delle Forze armate, di Polizia, Vigili del Fuoco, docenti, anche universitari, dipendenti di altre autorità e tutti gli altri dipendenti pubblici assunti prima del 1° gennaio 2001, per un totale di oltre 3 milioni di dipendenti pubblici.
Per l’attuale quadro normativo, risalente al 1950, infatti, chi beneficia del TFR risulta maggiormente favorito rispetto a chi ha il TFS, in quanto durante il rapporto di lavoro il TFR può essere offerto a garanzia di un finanziamento ed è possibile chiederne, in alcuni casi, un’anticipazione. Al contrario, il dipendente pubblico, appartenente alle categorie suindicate, non può dare in garanzia il proprio TFS, né chiederne un anticipo, potendo disporne solo dopo la cessazione del rapporto di lavoro.
Ferme e inalterate le funzioni retributive e previdenziali degli istituti del TFR e del TFS, la nuova norma uniforma, per limitati ma essenziali aspetti, il regime di disponibilità dei due trattamenti, prevedendo che, in pendenza del rapporto di lavoro, l’ammontare del TFS maturato possa essere concesso in garanzia, consentendo in tal modo ai dipendenti pubblici l’accesso a nuove forme di credito, il cui risultato finanziario sarà analogo a quello ottenibile con l’anticipo del TFR.
Va evidenziato che dall’inizio della pandemia si assiste al fenomeno di moltissimi dipendenti pubblici e pensionati che accedono, con urgenza al credito nelle forme “classiche” della “cessione del quinto”, per ottenere immediatamente liquidità per sostenere il reddito, compromesso dalla crisi economica, di propri familiari che operano nel settore privato.
È, pertanto, urgente assicurare che i fabbisogni straordinari delle “reti familiari” (peraltro si stimano in 150mila i nuclei familiari a rischio di esecuzione immobiliare) possano essere soddisfatti dal circuito ordinario degli intermediari finanziari vigilati (scongiurando le condizioni del ricorso all’usura), mantenendo, ove possibile, inalterate le capacità finanziarie dei dipendenti pubblici.
Da questo punto di vista, attraverso la costituzione del pegno sul TFS si consentirà l’accesso a nuove forme di prestiti il cui rimborso è posticipato ad un momento successivo alla quiescenza. Pertanto, tali prestiti, a differenza di quelli realizzati con la “cessione del quinto“, a fronte di benefici finanziari immediati, non deprimono l’ordinario flusso finanziario del dipendente, lasciandone integro il reddito. Le risorse finanziarie così acquisite potranno assicurare il sostegno del nucleo familiare proprio o di un congiunto, spese mediche impreviste, l’estinzione di precedenti prestiti che abbiano rimborsi a rate mensili, i costi per gli studi universitari dei figli.
La misura proposta risulta pertanto funzionale a fronteggiare la crisi di liquidità ed a sostenere adeguatamente i consumi, contribuendo così, senza impatti diretti o indiretti sull’erario, al rilancio dell’economia del Paese. La presente disposizione non comporta nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
Altro punto all’attenzione delle forze di governo è quello riguardante il reclutamento straordinario per il ruolo dei marescialli.
Nell’ambito dell’emergenze Covid-19 sono state introdotte disposizioni volte a potenziare le risorse umane, strutturali, di apparecchiature per la diagnostica e terapia medica a disposizione dei servizi sanitari delle Forze Armate e in particolare dell’Esercito, fortemente impegnati nel contrastare l’emergenza sanitaria connessa al diffondersi del virus.
L’impegno è stato arduo ma anche “banco di prova” di assetti organizzativi che hanno portato a considerare alcune necessarie rimodulazioni delle strutture organizzative e l’adeguamento delle stesse attraverso criteri di specializzazioni, tali da ritrovare norme emendative nella legge 119 del 05 agosto 2022 art. 9 lettera g.
Particolare criticità, d’altronde come in passato già evidenziate, sono riguardanti le dotazioni organiche di medici specialisti e personale tecnico specialista abilitato sia nell’area diagnostica medica che assistenziale
Un prima risposta a questa esigenza è stata recentemente riconosciuta dall’Amministrazione Difesa bandendo dei concorsi straordinari a nomina diretta per soli titoli per maresciallo ruolo tecnico sanitario rivolto ai ruoli Sergenti e Graduati in possesso dei predetti titoli di studio; ad ogni modo sono da considerare delle ulteriori possibilità per i restanti Sergenti e Graduati in Forza Armata che espletano già servizio presso il Policlinico Militare “Celio” o in infermerie di Reparto che potrebbero essere impiegati invece proprio in strutture dove si necessitano di dette specializzazioni.
Pertanto si rappresenta che nella imminente riorganizzazione della sanità militare, in una più ampia e complessa considerazione, particolare attenzione dovrà essere posta ai poliambulatori e infermerie presidiarie, dotando gli stessi di personale specializzato al fine di garantire gli esami specialistici, diagnostici e servizi assistenziali sanitari terapeutici richiesti.
La soluzione che ASPMI propone è quella di modificare l’attuale quadro normativo e quindi permettere alla Difesa di bandire concorsi straordinari a nomina diretta per soli titoli per maresciallo ruolo infermiere / tecnico sanitario rivolto ai ruoli Sergenti e Graduati in possesso dei predetti titoli di studio già in servizio presso gli Enti Sanitari delle Forze Armate, in armonia con quanto già fatto in precedenza, al fine di valorizzare e riconoscerne la professionalità.
Non perdere tempo, TESSERATI con ASPMI