I trasferimenti sono una caratteristica inevitabile della professione militare, ma come ASPMI ci impegniamo affinché non siano portatori di sacrifici e disagi evitabili. A tal fine abbiamo avviato un ricorso per il riconoscimento dell’indennità di trasferimento ai militari rientrati dall’estero, quando assegnati a una sede di servizio differente rispetto a quella originaria. Come il personale ha imparato a proprie spese, questa particolare situazione impedisce l’ottenimento dell’indennità, nonostante si verifichi nella pratica un vero e proprio trasferimento.
Abbiamo quindi deciso di agire per porre fine a questo problema e ottenere il giusto ristoro per i militari e i loro familiari. Siamo fiduciosi di questo ulteriore impegno in tutela del personale, a cui ci approcciamo come sempre dopo un’attenta valutazione.
Anche questo ricorso collettivo, promosso da ASPMI Campania ma per i tesserati di tutta Italia, è infatti affidato agli avvocati Mariarosaria Vessella e Pasquale Raucci, professionisti di lunga esperienza nel diritto amministrativo e militare.
Ricorso per l’indennità di trasferimento di ritorno dall’estero
L’erogazione dell’indennità di trasferimento e dei relativi rimborsi non è prevista per il ritorno in patria a seguito del servizio all’estero. Il rientro non costituisce di fatto un trasferimento, poiché il militare fa semplicemente ritorno in Italia al termine del proprio impiego. Comprendiamo che questi spostamenti possono comportare comunque dei disagi al militare e alla sua famiglia, ma da questo punto di vista ci sono ragioni pratiche che impediscono la corresponsione dell’indennità di trasferimento. Il rientro è una conseguenza ovvia del termine della missione o comunque dell’impiego e non può essere definito come vero e proprio trasferimento, per quanto si possa pensare a soluzioni per limitare i fastidi.
Il problema è che nella stragrande maggioranza dei casi, il personale tornato in patria viene assegnato a una sede di servizio diversa rispetto a quella originaria. Chi torna in Italia è quindi nei fatti soggetto a un vero e proprio trasferimento, dovendo organizzare lo spostamento, anziché tornare nella sede in cui ha precedentemente preso servizio. Trattandosi di circostanze in cui il militare fa ritorno dall’estero l’interpretazione prevalente dell’Amministrazione ha quindi escluso il riconoscimento dell’indennità. Una definizione che a nostro avviso non è corretta, in quanto il beneficio è escluso dalla legge limitatamente alla circostanza del ritorno in patria. Con il cambiamento della sede di servizio si assiste invece a un vero e proprio trasferimento d’autorità. Il nostro ricorso mira proprio al riconoscimento di questa situazione, supportato dalla recente giurisprudenza amministrativa e soprattutto dalla professionalità dei nostri esperti.
Chi può partecipare
Il ricorso di ASPMI per il riconoscimento dell’indennità di trasferimento è aperto e gratuito a tutti i nostri tesserati. Anche in questa occasione abbiamo infatti pensato di supportare concretamente il personale, facendoci interamente carico delle spese per consentire a tutti di difendere i propri diritti. Questa è una diretta espressione del nostro interesse esclusivo nel benessere del personale, nonché di quanto crediamo nel nostro compito. Se quindi siete tesserati ad ASPMI (oppure dopo esservi tesserati) e siete stati assegnati a una sede di servizio diversa da quella di partenza dopo una missione all’estero potere rivolgervi ai nostri esperti ai seguenti contatti:
- 375.7842925;
- 06.89113742;
- info@aspmilitari.it.
Vi invitiamo a segnalare il vostro problema il prima possibile per ricevere tempestiva assistenza.
Cosa vogliamo ottenere
Il nostro obiettivo è permettere ai militari che sono rientrati dall’estero e sono stati assegnati a sedi di servizio differenti rispetto alla precedente sul territorio nazionale di ottenere l’indennità di trasferimento e i relativi rimborsi. Comprendiamo infatti che per tanti militari questa situazione è un’importante fonte di disagio, in particolar modo (ma non solo) per coloro che devono provvedere allo spostamento dei familiari, spesso rimasti sul territorio nazionale.
Insieme all’ottenimento di questa soluzione pratica, ci auspichiamo di promuovere così un cambiamento nella gestione dei trasferimenti, che tenga conto della sede di servizio antecedente all’impiego estero. Naturalmente, ci sono cambiamenti inevitabili nelle esigenze operative che possono impedire il mantenimento della medesima sede e noi vogliamo proprio che in questi casi siano tutelati i diritti dei militari.