Settimana corta nelle Forze Armate, vi anticipiamo cosa succederà 

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Fonte immagine: Pixabay.com

Nel panorama delle Associazioni professionali a carattere sindacale tra militari può succedere che non ci sia condivisione su alcuni temi, per quanto ovviamente – ognuno a suo modo – l’obiettivo principale sia sempre la tutela del personale

A tal proposito, riteniamo che sia necessario fare chiarezza su un argomento che non ci vede d’accordo con gli altri sindacati militari: l’introduzione della settimana corta per il personale dell’Esercito Italiano

C’è chi infatti si sta facendo promotore di questa novità al tavolo contrattuale, convinto che si tratti della strada migliore per permettere ai militari di recuperare dalle fatiche della settimana. 

Peccato che poi stiano diffondendo false notizie sui media attaccando quei sindacati, come ASPMI, che non sono favorevoli a una tale ipotesi. Per questo dobbiamo intervenire per spiegarvi non solo qual è la nostra posizione a riguardo ma anche per anticiparvi cosa effettivamente succederà

Partiamo dal primo punto, la nostra posizione. 

Settimana corta, la posizione di ASPMI

Chiariamo una volta per tutte che ASPMI non è contraria all’ipotesi di riconoscere al personale un giorno di riposo in più, semplicemente non concordiamo con le modalità proposte

Intanto perché temiamo – e abbiamo i giusti elementi per farlo, come racconta il segretario Francesco Gentile nel video pubblicato sulla pagina Youtube di ASPMI (che vi consigliamo di seguire) – che procedendo in questa direzione ne risulti una riduzione dei compensi (come ad esempio il FESI, la licenza ordinaria, e tutte le indennità accessorie connesse con la presenza in servizio). 

Dopodiché perché riteniamo che rappresenti uno spreco di tempo, e quindi di risorse (che ricordiamo non sono altro che i soldi di coloro che rappresentiamo), disquisire su un qualcosa che già è possibile

A riconoscere una maggiore flessibilità è la Direttiva n. 8002 sull’istituto dello straordinario e compensi connessi all’orario di servizio che come chiarito da una recente circolare pubblicata dallo Stato Maggiore dell’Esercito già consente di lavorare un giorno in meno a settimana

Nel documento viene sottolineato il ruolo cruciale del Comandante affinché questo possa prevedere per il reparto la miglior soluzione possibile per garantire la produttività ma al tempo stesso promuovere un ambiente di lavoro sano e sostenibile.

A tal proposito, come ASPMI abbiamo iniziato subito a muoverci per far sì che questa novità venga effettivamente applicata in maniera oggettiva, senza quindi che sia rimessa alla discrezionalità dei singoli Comandi. Stiamo facendo in modo che ci sia una procedura chiara per la concessione della settimana corta e contiamo di arrivare a un risultato il prima possibile. 

Nessun cambiamento è possibile con il rinnovo di contratto

Diverso invece il caso di chi propone di rivedere l’orario di lavoro settimanale con il nuovo accordo per il rinnovo di contratto. Una tale proposta non è attuabile e non lo sarà: non c’è alcuna speranza, anche perché tra gli argomenti di contrattazione si parla di orario di lavoro giornaliero e non settimanale. Ciò significa che possiamo disquisire su una riduzione dell’orario di servizio quotidiano e non su quanti giorni bisogna stare in caserma

Siamo disposti a complimentarci con i sindacati promotori di questa soluzione laddove i fatti dovessero smentirci, ma in base alle competenze di cui disponiamo possiamo dirvi che non sarà così

Ma attenzione: laddove non si arrivi a risultato non è perché ASPMI non è favorevole. Non credete a chi vorrà nascondere il proprio fallimento dando la colpa ad altri (probabilmente le dichiarazioni di queste settimane già stanno preparando il terreno per un tale scenario): questa Associazione non si sta opponendo, semplicemente – come fatto per tanti altri temi – preferisce concentrarsi su aspetti più concreti e realizzabili, come appunto quello di cui sopra con la possibilità di attuare quanto già stabilito dalla legge. 

Il tempo dirà chi ha avuto ragione: noi siamo disposti a riconoscere se avremo sbagliato, essendo comunque soddisfatti perché l’obiettivo primario è il benessere del personale. Gli altri saranno disposti a fare altrettanto?