Svelato l’inganno sulla settimana corta, finalmente viene data ragione ad ASPMI

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Ricordate cosa abbiamo sempre sostenuto sulla proposta, avanzata al tavolo contrattuale da alcune sigle sindacali, di introdurre la settimana corta?

Come scrivevamo il 19 luglio, e come chiaramente spiegato dal nostro segretario generale sulla nostra pagina Youtube, l’abbiamo sempre definita come una proposta: 

  • inutile, dal momento che la Direttiva n. 8002 sull’istituto dello straordinario e compensi connessi all’orario di servizio, come chiarito da una circolare pubblicata a luglio 2024 dallo Stato Maggiore dell’Esercito, già consente di lavorare un giorno in meno a settimana;
  • dannosa, perché procedendo in questa direzione ne sarebbe risultata una riduzione dei compensi (come ad esempio il FESI, la licenza ordinaria, e tutte le indennità accessorie connesse con la presenza in servizio). 

Tuttavia, quando noi di ASPMI scrivevamo questo, venivamo attaccati e denigrati perché accusati di “non volere il bene del personale”. Ma eravamo stati profetici: scrivevamo infatti che una volta presa coscienza del fatto che con il rinnovo di contratto non è legalmente possibile discutere dell’introduzione della settimana corta – dal momento che tra gli argomenti di contrattazione si parla di orario di lavoro giornaliero e non settimanale – la trattazione di alcune sigle sindacali sarebbe cambiata. 

Non ci aspettavamo però che si arrivasse al punto di prendersi i meriti, quattro mesi dopo, per una circolare pubblicata nel periodo in cui le stesse sigle sindacali contestavano la flessibilità dell’orario di servizio come contenuta nella Direttiva n. 8002, non ritenendola sufficiente per poter parlare di settimana corta. 

Una circolare che era stata apertamente contestata che adesso viene invece utilizzata per nascondere un proprio fallimento. Anche perché vi assicuriamo che nel frattempo dallo Stato Maggiore dell’Esercito non sono state pubblicate altre circolari sull’argomento: l’ultima è quella di luglio che noi di ASPMI abbiamo utilizzato per argomentare la nostra presa di posizione, evitando di sprecare risorse per un qualcosa che già c’era. 

Serve dire altro? Noi lo avevamo scritto: 

Il tempo dirà chi ha avuto ragione: noi siamo disposti a riconoscere se avremo sbagliato, essendo comunque soddisfatti perché l’obiettivo primario è il benessere del personale. Gli altri saranno disposti a fare altrettanto?

Ecco, il tempo ha parlato. Ci dice che sulla settimana corta abbiamo sempre avuto ragione noi, i racconti che altre sigle stanno facendo in queste ore lo dimostrano seppur implicitamente. Ma di riconoscere l’errore non se ne parla, meglio prendersi i meriti per qualcosa che non solo non è stata fatta ma che è stata persino contestata.

Fortunatamente però tutto è documentato, così che ogni militare può farsi una coscienza su chi sta lavorando senza l’intento di gettare fumo negli occhi, con il rischio anche di risultare impopolare in alcune occasioni.