La Direzione di Amministrazione dell’Esercito ha emanato una nuova circolare per chiarire le implicazioni fiscali delle modifiche introdotte dalla Legge di Bilancio 2025 in materia di tracciabilità delle spese di trasferta. Tale intervento si è reso necessario a seguito delle numerose richieste di delucidazioni pervenute ai Comandi di Forza Armata, in particolare riguardo a:
- Il rimborso forfettario per ogni 24 ore di missione compiuta, come alternativa al trattamento economico vigente.
- Il rimborso del pasto non fruito per ragioni di servizio.
- Il rimborso nel limite del costo del biglietto ferroviario per il personale che utilizza il mezzo aereo o altri mezzi non di proprietà dell’Amministrazione senza preventiva autorizzazione.
La circolare conferma che non vi sono modifiche rispetto al passato per quanto concerne l’imponibilità fiscale e retributiva delle suddette voci, precisando che soltanto il rimborso forfettario del pasto non fruito concorre alla formazione della base imponibile per l’applicazione della tassazione.
Un punto centrale riguarda invece i rimborsi delle spese sostenute dal personale in missione per vitto e alloggio. La circolare ribadisce che i rimborsi effettuati tramite modalità non tracciabili, ossia in contanti, costituiscono reddito imponibile ai fini fiscali. Tuttavia, specifica che:
- Le spese per viaggi e trasporti non concorrono a formare il reddito se il personale utilizza mezzi di linea, indipendentemente dalla modalità di pagamento, o mezzi non di linea a condizione che il pagamento sia stato effettuato con modalità tracciabili.
- Le spese per viaggi e trasporti con mezzi non di linea (es. Taxi, NCC) concorrono a formare il reddito se il pagamento è stato effettuato con modalità non tracciabili.
Ricordiamo che come ASPMI abbiamo già sollevato le problematiche derivanti da queste nuove disposizioni. In particolare, l’obbligo di utilizzare strumenti di pagamento elettronici personali per le spese di missione pone il personale militare di fronte a nuove difficoltà. Molti militari, infatti, possiedono una sola carta di pagamento condivisa con la famiglia e sarebbero costretti a richiederne un’altra, sostenendo costi aggiuntivi. Inoltre, l’aumento delle transazioni potrebbe incidere sulla giacenza media annua e, di conseguenza, sul valore ISEE e sull’Assegno unico.
Per affrontare queste criticità, abbiamo scritto allo Stato Maggiore della Difesa proponendo l’adozione di carte prepagate dedicate agli Enti Amministrati, per consentire ai militari di effettuare pagamenti tracciabili senza dover utilizzare strumenti finanziari personali. Questa soluzione garantirebbe una gestione più trasparente e semplice delle spese di trasferta, evitando di scaricare ulteriori oneri sul personale in missione.