I militari sui treni rappresentano un deterrente contro la criminalità e garantiscono la sicurezza per i cittadini, nonché una tranquillità lavorativa per gli operatori dei mezzi su rotaia.
Gli indicatori dei cali dei microcrimini e l’aumento degli indici della sicurezza a bordo dei treni dimostrano che il connubio militari-deterrenza dà, quotidianamente, i suoi frutti.
Diuturnamente assistiamo agli interventi dei militari a bordo dei treni per atti di violenza e per atti intimidatori a danno dei viaggiatori e tante volte sono chiamati proprio ad intervenire dai Capo Treno, attraverso annuncio in tutte le carrozze.
Nonostante questa sinergia a sostegno dell’incolumità dei cittadini e a supporto della sicurezza del Paese, è da diverso tempo che, sebbene le varie sollecitazioni fatte a Trenitalia dagli Organi preposti dell’Esercito, i controllori si ostinano a multare i militari che viaggiano sui treni, rispettando tutte le misure indicate nell’accordo quadro tra il Ministero della Difesa e la società, poiché, ergendosi ad analisti del settore sicurezza nazionale, determinano, in modo proprio, quando un militare è in servizio o meno.
A tal proposito è doveroso appellarci al quadro normativo Nazionale e Regionale il quale rende chiara la dinamica legata alla permanenza dei militari in divisa sui treni, indicando che la facoltà di stabilire se un militare sta viaggiando o meno per motivi di servizio non è a carico dell’Ente Regione, né tantomeno delle aziende che esercitano il servizio di TPL, né a questi di poter stabilire la sussistenza di tale condizione ma la competenza è degli Enti da cui dipendono i fruitori della Libera Circolazione che attestano il motivo di servizio e indicano quali spostamenti, compiuti dai propri dipendenti, sono finalizzati al servizio. Cosa che puntualmente fa ogni Comando Militare ai propri dipendenti attraverso una apposita dichiarazione.
La cosa che più ci fa rabbrividire è che, nonostante le contravvenzioni ingiuste siano state comunque pagate da tutti i miliari, le rimostranze avanzate dal personale siano state rigettate con motivazioni confuse e soprattutto non in linea con i dettami dell’accordo stipulato tra la Difesa e Trenitalia proprio dal Direttore della Direzione Generale Lazio nonostante gli Uffici preposti dell’Esercito abbiano evidenziato l’incongruenza.
ASPMI è fiduciosa che tale spiacevole situazione sia riconducibile a taluni soggetti appartenenti a Trenitalia, forse poco informati e legati a retaggi del passato, tali per cui pensano che le donne e gli uomini in divisa delle Forze Armate siano il male assoluto della società e che la sicurezza della Nazione sia l’anteposto dell’anarchia.
Siamo certi, invece, di un rapido intervento da parte del Direttore Generale di Trenitalia, Luigi Corradi, affinché chiarisca con fermezza l’equivoco ai danni dei militari delle Forze Armate che si sono visti attribuire violazioni illecite e hanno dovuto pagare multe ingiuste ed ingiustificabili, proprio in virtù dello spirito di dovere e di rispetto, nonostante l’evidente ingiustizia, verso il proprio Paese.