Si sta per concretizzare il passaggio dalla rappresentanza ai sindacati militari come previsto dalla legge n. 46 del 2022. Dalla data dell’1 febbraio potrà aver luogo il conteggio delle deleghe con la relativa valutazione delle Associazioni professionali a carattere sindacale tra militari che avendo raggiunto la soglia del 2% potranno effettivamente occuparsi di rappresentare i militari nelle dovute sedi, a partire dalla contrattazione per il rinnovo del contratto nel triennio 2022-2024.
Il rinnovo di contratto sarà quindi il primo e importante banco di prova per i sindacati militari, con il personale dell’Esercito Italiano che per la prima volta potrà contare su dei rappresentanti che si confronteranno direttamente con il Governo nel definire per cosa utilizzare le risorse a disposizione.
Un enorme passo in avanti di cui purtroppo ci sono colleghi che non hanno ancora capito l’importanza, tergiversando sull’invio della propria delega. I numeri sono importanti in quanto attribuiscono alle APCSM quella forza necessaria per far valere le nostre ragioni e assicurare a tutto il personale quella valorizzazione economica attesa da tempo.
Cosa succede dall’1 febbraio 2024
A tal proposito, ci preme ricordare come funzionerà il passaggio. Come anticipato, dall’1 febbraio 2024 ci sarà il conteggio delle deleghe al quale seguirà il decreto del MEF con il quale verranno indicate le Associazioni che hanno raggiunto la soglia di rappresentatività (pari al 2%). Un passaggio che come più volte anticipato vedrà sicuramente ASPMI riconosciuta come associazione rappresentativa, visto che l’alto numero di deleghe raccolte ci avvicina persino alla soglia del 3% richiesta per il 2025.
Quel che chiediamo al Ministero dell’Economia e delle Finanze è di completare questa fase al più presto, non tergiversando nella pubblicazione del decreto che di fatto è propedeutico all’avvio delle trattative per il rinnovo di contratto.
Il rinnovo di contratto non può attendere a lungo
Solo dopo aver individuato le APCSM rappresentative, infatti, si potrà aprire il tavolo delle trattative, per il quale bisogna fare in fretta se come da promessa fatta dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, c’è l’intenzione di arrivare a un accordo già nell’anno in corso.
Il tutto con l’obiettivo di riconoscere gli aumenti stipendiali il prima possibile, tenendo conto del fatto che da quest’anno è venuto a mancare l’aumento straordinario dell’1,5% introdotto esclusivamente del 2023, mentre l’indennità di vacanza contrattuale è tornata alla normalità dopo l’incremento scattato a dicembre per tutto l’anno scorso.
Nel frattempo l’inflazione per quanto stia in frenata continua a essere molto elevata: dopo l’8,1% del 2022 è stato registrato un 5,7% per il 2023, a dimostrazione di quanto il potere d’acquisto delle retribuzioni sia sceso in questi ultimi anni.
Solo con il rinnovo di contratto, per il quale il Ministro della Funzione Pubblica, Paolo Zangrillo, ha parlato di un incremento del 5,78%, si potrà compensare quanto perso, provvedendo inoltre a intervenire sulla parte normativa del contratto che da troppo tempo presenta problematiche sulle quali urge una soluzione.