Vaccini Covid, potrebbe produrli l’Esercito?

La campagna vaccinale procede al ritmo imposto dalle consegne dei fornitori: Moderna, Pfizer, AstraZeneca. Il ritardo, in alcuni casi, è notevole, rispetto ai programmi previsti all’inizio della campagna: 28 milioni di dosi attese, per il primo trimestre, dimezzate oggi, realisticamente si arriverà a 14 milioni di dosi per il primo trimestre. Qualche regione sta provando la trattativa privata, ma se è vero che quote di vaccino sono svincolate dall’accordo centrale dell’Ue, resta altrettanto vero il problema produttivo: se i big player non riescono a consegnare, anche i singoli accordi privati possono soffrire di questa identica carenza produttiva, a monte.

Una delle soluzioni, sulle quali convenne Giorgio Palù, presidente dell’Aifa, due settimane fa, proprio in un’intervista al Fattoquotidiano.it, fu quella di una possibile cordata di aziende biotech italiane – a guida statale – in grado di fare massa ed iniziare ad aggiornare gli impianti per produrre vaccini. L’ipotesi, prevedeva anche un investimento pubblico strategico, “sarebbe auspicabile, ma questa è una volontà politica, il Governo dovrebbe fare il primo passo”, chiosava Palù. Certo è che “abbiamo almeno cinque aziende di grosso calibro italiane – secondo Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria – ma bisogna tener conto, in relazione ai singoli casi, di un adeguamento degli impianti e dei relativi tempi di processo”.

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